Sarkozy, l’uomo che pensa soltanto a vincere

Sarkozy, l’uomo che pensa soltanto a vincere

Nostro inviato a Parigi

Presenta gli stessi tratti psicologici di Napoleone e di Mussolini, dei presidenti americani Jimmy Carter e Harry S. Truman. Nicolas Sarkozy è intraprendente, fantasioso, tenace, ma al contempo ipersensibile al giudizio altrui, vendicativo, collerico. Le doti sono innate, i complessi maturati durante un’infanzia infelice, nonostante sia cresciuto in una famiglia ricca e fosse amato dai genitori. Il padre, contrariamente a quanto si pensa, non ha avuto un ruolo decisivo.
Per gli psicologi, il profilo di Sarkozy è di una persona ambiziosa-dominante, caratterizzata, positivamente, da una personalità inventiva e, negativamente, da un narcisismo compensatorio. Le sue caratteristiche principali? Il bisogno di essere riconosciuto e l’ansia dell’anonimato. Nicolas cerca costantemente l’affermazione sociale per vincere quelli che lui stesso ha sempre recepito come handicap naturali: non è alto, né bello, né istintivamente carismatico. Ma è persuaso che grazie all’intelligenza, alla volontà e all’immaginazione si possano ottenere risultati straordinari.
Le sue doti? Sa essere un buon capo: molto creativo, aperto al dialogo e ai contributi dei suoi collaboratori, che è capace di motivare. Fedele alle amicizie, è eclettico e intuitivo: sa improvvisare e cogliere al volo qualunque opportunità, all’occorrenza cambiare idea. Dunque è pragmatico. Attribuisce grande importanza alla competenza, alla performance, all’eccellenza. Anche nello sport: ama correre ed è un buon ciclista. Un famoso manager francese, Dominique Desseigne, che fa jogging con lui, lo descrive così: «Sarko non pensa che a vincere. È convinto che nulla venga da sé e che contino solo il lavoro e l’abnegazione. Quando corriamo con suo figlio lo sprona in continuazione: la vittoria, mio caro, la vittoria, mira alla vittoria… ». Non sopporta l’approssimazione e pretende che qualunque incarico venga svolto con cura. È curioso come un bambino e questo alimenta il suo desiderio di apprendere e di migliorarsi.
Ma questo Sarkozy convive con un altro Sarkozy, quello narcisista. Perché ha troppa fiducia in sé? Al contrario: per compensare un sentimento di insicurezza e di inferiorità maturato nei primi anni di scuola. In classe non brillava: fu bocciato in prima media, era basso, grassottello, la voce stridula e un cognome che nella Francia degli anni Sessanta lo faceva apparire un diverso. Tra gli 11 e i 16 anni conta il senso di appartenenza, l’essere accettati nel gruppo dominante. Ma Nicolas era sempre tenuto ai margini: deriso e insultato. «Ciò che più mi ha formato - ha ammesso lui stesso - è la somma delle umiliazioni subite nella mia infanzia». E per tutta la vita Sarko ha cercato la rivincita. Questo spiega la sua tenacia, il suo bisogno irrefrenabile di apparire, di farsi notare, e spiega anche i suoi difetti principali: la suscettibilità, l’aggressività, la collera. È ipersensibile alle critiche: quando si sente incompreso si avvilisce e cerca la vendetta, come ben sanno diversi giornalisti e politici, attaccati e spesso insultati veementemente. Egocentrico, ha tendenza a strafare. Dopo aver ottenuto la candidatura ha pronunciato una frase rivelatrice: «Io voglio dirvi tutto, spiegarvi tutto… e farò tutto dopo l’elezione». Insomma, sa tutto lui e solo lui può fare il bene del Paese. Non a caso è incapace di ammettere le proprie colpe. Sa mantenere le promesse, ma ha bisogno di avere sempre ragione e di scaricare sugli altri la responsabilità dei propri errori.
Iperattivo e intrepido, non si lascia condizionare dalla paura, né scoraggiare dalle sconfitte. È senza dubbio un vincente, ma tormentato.

E la sua inquietudine interiore traspare dalla sua gestualità, impaziente, e dal suo volto: lo sguardo triste, il sorriso teso, la mascella sovente protesa in avanti, segno inconscio di aggressività. Non sempre sa mantenere il controllo di sé, ma è brillante e audace. Per questo divide: Sarkozy o lo ami o lo temi.

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