Scade l’ultimatum dei rapitori di Torsello

Si rifà vivo dal Pakistan il capo talebano Mullah Omar: «Con l’aiuto di Allah intensificheremo le nostre azioni»

Fausto Biloslavo

«State facendo un grossissimo errore, Gabriele ama il vostro popolo. Fate un grosso errore se non lo lasciate libero» ha detto ieri Vittoria Augenti, la madre di Gabriele Torsello, il fotografo free lance rapito in Afghanistan dieci giorni fa. L’appello giunge a 24 ore dall’ultimatum fissato dai sequestratori per l’ultimo giorno di Ramadan, il mese di digiuno islamico. In Afghanistan, l’Eid ul Fitr, la festa che conclude il Ramadan cade di domenica ed i tagliagole che hanno rapito Gabriele minacciano di ucciderlo oggi dopo mezzanotte, le 21 e 30 in Italia.
Commossa, con accanto il marito e tre delle quattro figlie, la signora Vittoria stringeva in mano una cartolina dall'Afghanistan come prova dell'amore del figlio per il Paese al crocevia dell’Asia. «L'ha spedita il 14 agosto dello scorso anno da Kabul - ha detto - e sopra c'è scritto l' Afghanistan mi piace. State facendo un grosso errore, perchè mio figlio è una persona meravigliosa, che ama tutti». La madre di Torsello ha concluso in modo concitato il proprio appello ai carcerieri di suo figlio: «Liberate Gabriele, vi prego. Ridatemelo, rimandatemelo a casa».
Le richieste avanzate dai sequestratori sono assurde, ma la convinzione è che si tratti di sparate propagandistiche per alzare il prezzo del riscatto. La banda ha chiesto di far rimpatriare Abdul Rahman, un convertito afghano al cristianesimo, che la scorsa primavera ha ottenuto asilo in Italia dopo essere stato condannato a morte per apostasia a Kabul. In alternativa i sequestratori intimano al nostro Paese di ritirare le truppe italiane dall’Afghanistan, circa duemila uomini, altrimenti Gabriele verrà ucciso. Chi ha avanzato le richieste sa che sono irricevibili, ma fanno colpo sull’opinione pubblica e servono ad esercitare pressione sull’ambasciata italiana a Kabul, che attraverso i nostri servizi in Afghanistan sta cercando di trovare una soluzione per liberare l’ostaggio.
«Continuano a dirmi che sono una spia. Mi uccideranno se le loro richieste non verranno esaudite entro domenica a mezzanotte», è l’ultimo, disperato appello lanciato dal fotografo pugliese in una telefonata nella notte fra giovedì e venerdì a un giornalista dell’agenzia stampa afghana Pajhwok, che aveva conosciuto prima del sequestro.
I rapitori utilizzano il cellulare afghano di Gabriele, che tengono quasi sempre spento durante il giorno. Probabilmente si spostano o comunque non vogliono venire individuati. Alla sera riaccendono il telefonino per fare e ricevere telefonate con l’obiettivo di trovare un accordo. Nei primi giorni parlavano soprattutto con Rahmatullah Hanefi, il responsabile della sicurezza dell’ospedale di Emergency a Laskhargah, il capoluogo della provincia di Helmand, dove Torsello era stato visto libero per l’ultima volta. Nelle ultime 48 ore sono entrati in contatto con il giornalista di Pajhwok per appellarsi ai media ed esercitare ulteriori pressioni in vista dello scadere dell’ultimatum. Lo stesso Torsello, in una delle brevi comunicazioni telefoniche che gli sono state concesse, ha detto che lo hanno spostato, bendato, dal luogo del sequestro ad una cinquantina di chilometri da Kandahar, l’ex capitale spirituale dei talebani. La provincia di Helmand è una zona geograficamente ostica ed infestata dai talebani, ma dato che il cellulare afghano dell’ostaggio continua a “prendere”, la banda di sequestratori non deve trovarsi lontano da città e villaggi dove funziona la rete di copertura.
Ieri è riapparso pure il leader guercio dei talebani, mullah Mohammed Omar, che attraverso il suo portavoce ha inviato un testo scritto all’agenzia Afghan islamic press con sede a Peshawar, in Pakistan.

Nel lungo comunicato in occasione della festa per la fine del Ramadan, il capo dei talebani si scaglia contro l’Onu, il governo Karzai e prega «per i mujaheddin in Irak e i loro successi». Infine mullah Omar annuncia, che nonostante l’arrivo dell’inverno, «con il volere di Allah, la lotta sarà grandemente intensificata e molto più organizzata nei prossimi mesi».

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