![Scala, giù il sipario su Meyer. Ora Ortombina e nuovo cda](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2023/04/01/1680340043-meyer.jpg?_=1680340043)
Due erano i grandi temi ventilati per il Cda della Scala di ieri e per i quali i media si sono accalorati: la buonuscita e l'ipotesi di una consulenza da assegnare al sovrintendente uscente Dominique Meyer. La buonuscita è fuori discussione poiché non compatibile con lo stipendio che, come per il suo predecessore, tocca il massimo accordabile, ovvero 240mila euro. Per la consulenza alla quale aspira Meyer, il buon senso dice non possa creare grandi entusiasmi nell'animo di Fortunato Ortombina, sovrintendente e direttore artistico entrante. A ogni modo la questione della consulenza l'affronterà il prossimo Cda, quello che si insedierà il 17 febbraio e sarà semi nuovo, poiché l'attuale chiude il quinquennio di attività. Riconfermati Giovanni Bazoli per Intesa Sanpaolo, Giacomo Campora per Allianz e Claudio Descalzi per Eni, mentre dovrebbe uscire Aldo Poli per la Fondazione Banca del Monte di Lombardia che ha mutato l'impegno pro Scala. Un nuovo ingresso lo potrebbe portare la Camera di Commercio con Diana Bracco, munifica mecenate e amante della Scala che ha una stanza apposita dove conserva tutti i libretti delle opere viste alla Scala dall'adolescenza. L'incognita pesa sui due membri in forza del Ministero: Francesco Micheli (nel Cda da 30 anni) e Maite Carpio Bulgari e su quello della Regione, Nazzareno Carusi. Figura che, forte della direzione artistica di eventi musicali e di spettacolo a Genova, ringrazia «per l'esperienza di vita e professionale formidabile» e si dice «d'accordo con qualsiasi scelta fatta, ma le istituzioni vanno trattate come opere musicali: quando un brano finisce, finisce».
In questi giorni Le Monde ha pubblicato un lungo servizio sulla Scala, ritratta come un teatro tutta pancia, più stadio che bomboniera di velluto e ahinoi succube dell'ingerenza della destra, sostengono acidi i francesi. Vengono poi ripresi commenti di Meyer che non aiutano, o già non hanno aiutato, a sostenere la causa di una sua consulenza («questa gente racconta molte cose senza sapere di cosa parla», spiega il manager alludendo a uomini del Governo).
Una cosa è certa. Il nuovo sovrintendente Ortombina, già designato ma effettivo dal 17 febbraio, dovrà risolvere al volo una serie di questioni aperte. A oggi ha prolungato il contratto di Franco Malgrande, tra i pilastri del teatro essendo lo storico capo della direzione tecnica, quella cui afferiscono macchinisti, elettricisti, attrezzisti, meccanici, laboratori scenografici: la macchina che fa accadere gli spettacoli. Così come ha nominato il coordinatore della direzione artistica, Paolo Gavazzeni, già presente e operante. Ma va risolta la questione della direzione musicale, pare verrà prolungato il mandato dell'attuale direttore d'orchestra Riccardo Chailly, mentre è sempre più remota l'ipotesi dell'ingresso di Daniele Gatti.
Vanno poi riempite le caselle della direzione del Ballo e del marketing e rimane poi il solito punto di domanda stampato sulla direzione generale o affini: smantellata nell'epoca Meyer, se ne sente la mancanza. Ortombina lo si è visto poco alla Scala, lamenta il Cda: forse scoprirà le carte in un sol colpo? Magari, in tutto questo bailamme, è strategia.
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