Alla Scala ora pensano a Muti

Scatta la domanda di rito a Ortombina: Muti tornerà?

Alla Scala ora pensano a Muti
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L'indomani si vola a New York, dunque niente bis, anche perché «dopo Bruckner sarebbe volgare, è un inno al creato e al credo, inutile tornare sulla terra», spiega Riccardo Muti in un teatro festante: è la Scala, per 20 anni la sua casa-bottega. Vi è tornato martedì, portandosi un'orchestra d'oreficeria d'alta gamma come i Wiener Philharmoniker, l'anno scorso fu la volta della Chicago e il 2 maggio dei Berliner, però al Bologna Festival. Da giorni il viso severo di Muti campeggia sui manifesti della Grande Mela per la tripletta di concerti alla Carnegie Hall, grande attesa. Alla Scala, siedono, gomito a gomito, come due papi, il nuovo e il fu sovrintendente, Ortombina e Meyer; sorrisi di circostanza. Poco più in là, vi sono Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, mecenati del progetto più caro al Maestro: l'Academy, master di perfezionamento sull'opera in programma a Milano il prossimo novembre. Tra gli ospiti anche Roberto Bolle, quindi Diana Bracco, preziosa mecenate nonché fresca di nomina nel Cda Scala.

Conoscono le segrete vie della Scala i vecchi operatori scaligeri che piombano nel retropalco per salutare il Maestro, selfi selfi selfi, si scherza, «ma sei ancora vivo/a»? Lì ad aspettarlo ci sono cantanti, uno stuolo di giornalisti. Scatta la domanda di rito a Ortombina: Muti tornerà? «Chi non lo vorrebbe...». Sospira e progetta. Milena Borromeo, segretaria di una vita, salva Muti dal bagno di folla. New York freme, l'indomani si parte.

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