Scamarcio: «Io, orgoglioso di fare Romeo»

«Romeo? Un ruolo che sognavo. E non importa se qualcuno potrebbe dire che è scontato per me. Il Romeo e Giulietta di Shakespeare racconta l'esito tragico di una storia d'amore, certo, ma chi conosce bene il testo sa che vi sono contenute molteplici letture, delle quali l'amore è solo uno, e nemmeno il più complesso. Anzi, dirò di più: fossi stato attore ai tempi di Shakespeare nella sua Londra, quando anche i ruoli femminili venivano interpretati da uomini, avrei accettato pure il ruolo di Giulietta, che è straordinario». Riccardo Scamarcio (nella foto) - giunto a Milano per portare in scena il suo particolare Romeo nella celebre tragedia shakespeariana in cartellone al Teatro Smeraldo per la regia di Valerio Binasco, da questa (San Valentino, non a caso) al 19 febbraio (ore 20.45, domenica ore 18, ingresso 55-15 euro più prevendita, info 02.29.67.67) - non scherza nemmeno un po', e fa trapelare con assoluta franchezza il suo entusiasmo per questo esordio al teatro «serio». «Mi hanno chiesto se un personaggio come Romeo mi stava stretto. Ma scherziamo? Dovrei dire il contrario: che mi sta anche fin troppo largo. L'aspetto che più mi ha affascinato di questo personaggio è il suo rapporto con l'Assoluto, che si può chiamare Dio o destino. Il destino lo mette di fronte a Giulietta, ma allo stesso tempo Romeo sfida il destino, le stelle, per inseguire il proprio amore». Non sarà il cinema, non ci saranno i primi piani che hanno fatto la fortuna di Riccardo Scamarcio da Trani, divo fatto in casa inseguito da registi come Ozpetek e Costa-Gavras, ma non c'è alcun dubbio che l'attore pugliese sul palcoscenico si sente d'un gran bene: «Il teatro è un luogo metafisico per l'attore - spiega - Per un'ora e mezzo di spettacolo l'attore deve entrare nel personaggio, senza concedersi vie di fuga. Deve perdere il controllo, si dimentica del sé e, per quanto può, relega il proprio ego in un cassetto. Non sono il primo attore di cinema a dichiarare questo amore per il teatro, e non sarò l'ultimo». Nel Romeo e Giulietta di Valerio Binasco (che per questo spettacolo ha vinto il Premio Ubu 2011 come migliore regia) storico e contemporaneo si inseguono a vicenda, sulla scena, nel testo e sul volto dei protagonisti. «Il testo - prosegue Scamarcio - rispetta l'intento di Shakespeare di giocare sui registri comico e tragico. Nel primo atto a vincere è la commedia, il linguaggio esplicito, ci sono anche parolacce. Nel secondo l'esito confluisce verso la tragedia. Ma è questo tocco tragicomico, esaltato da Binasco, che conquista: un regista francese, di cui preferisco non fare il nome, ha visto lo spettacolo e mi ha detto: voi italiani siete insuperabili nel giocare sul registro tragicomico».

Accanto a Scamarcio, Giulietta ha il volto limpido di Deniz Ozdogan, attrice teatrale turca impegnata da anni in Italia: «Romeo e Giulietta è un'opera capace di ipnotizzarmi sin dalle prime parole - spiega la Ozdogan - quando si introducono le due famiglie rivali, si evoca la faida, le radici di un odio antico. Ogni volta che sento quelle parole risuona in me la storia di terre come il Kashmir, la Turchia».

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