Stefano Vladovich
Multato il sindaco di Roma. Una stangata da 51.645,68 euro da pagare entro trenta giorni dalla notifica. Motivo? Scarico abusivo di acque fognarie nei canali di Bonifica Tevere e Agro Romano. La notizia, a dir poco incredibile, arriva dall’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente sezione provinciale di Roma e, stando alle prime indiscrezioni, avrebbe lasciato di stucco lo stesso Veltroni. Dall’ufficio stampa del Campidoglio, manco a dirlo, nessun commento.
Il fatto è accaduto in via di Saponara, a Ostia Antica, a poche centinaia di metri dal villino abusivo demolito dalle ruspe comunali giovedì mattina. Casus belli l’immissione, priva di autorizzazione, di liquami provenienti dallo sfioro di emergenza Macchia Saponara, direttamente nei canali del consorzio Tevere e Agro Romano. A segnalare l’abuso agli esperti della Regione Lazio, il 30 gennaio scorso, l’Acea. Ai due ispettori Arpa Lazio Mario Spoletini e Anna Morelli è bastato un sopralluogo per accertare, e confermare, il fattaccio. Dunque la contestazione (numero di protocollo 0005521) datata 24 febbraio 2006. Di fatto il documento è stato inviato ieri pomeriggio al sindaco Veltroni assieme al responsabile dell’assurda vicenda, l’ingegner Guglielmo Ranalletta dell’Acea Ato2, con l’invito per entrambi a «conciliare» entro i termini di legge. Per conoscenza l’atto è stato inviato, inoltre, ai Servizi di tutela ambientale, IV Dipartimento, della Provincia di Roma; alla Asl RmD; al XII Dipartimento del Comune di Roma; ai Carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico; all’Ufficio Tutela Ambiente del XIII Gruppo dei Vigili urbani; al presidente del XIII Municipio Davide Bordoni, infine allo stesso Consorzio di Bonifica, «vittima» del reato. Sul documento si legge: «A seguito dell’allegata segnalazione Acea (...), i sottoscritti ispettori Arpa (...) in data 4 febbraio 2006 hanno accertato che lo scarico nel canale di Bonifica (...) proveniente dallo sfioro di emergenza Macchia Saponara (...) era privo dell’autorizzazione di cui all’articolo 45 del Decreto Legislativo 152/99 che deve essere rilasciata dalla Provincia di Roma. La responsabilità di tale comportamento è attribuita a: il sindaco del Comune di Roma e a Guglielmo Ranalletta. Quanto sopra configura il concretizzarsi di una violazione punita ai sensi del secondo comma (...), non è ammesso il pagamento in misura ridotta. Il sindaco di Roma e il signor Ranalletta, in qualità di gestore dello sfioro di emergenza (...) entro 30 giorni possono produrre difensivi e chiedere di essere ascoltati. Firmato Massimo Floccia, responsabile Servizio Risorse Idriche e Naturali ArpaLazio». Insomma, una bella rogna per l’amministrazione comunale, soprattutto in termini di immagine a poche settimane dalla tornata elettorale. E che conferma l’allarme ambiente per un territorio flagellato dall’illegalità.
Fra i precedenti vicini, ma meno «illustri», la chiazza marrone, maleodorante e lunga un paio di chilometri, che ha oscurato il tratto di mare a nord del fosso dell’Incastro a Tor San Lorenzo. I responsabili? Mai scoperti. Ma non è che l’ennesimo episodio. Mesi prima alcuni villeggianti denunciano che il fosso della Favorita, un canale artificiale all’altezza del lungomare dei Troiani, è una discarica a cielo aperto. Una serie di casi inquietanti. Come al Fosso della Caffarella. Qui a far scattare l'allarme sono i residenti, da giorni colpiti dai miasmi provenienti dall’arenile.
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