La schizofrenia dei cantastorie

La schizofrenia dei cantastorie

Mohammed Said Al Sahaf, ministro dell’Informazione sotto il regime di Saddam Hussein, passerà alla Storia come quel pittoresco personaggio che alla televisione irachena assicurava che nessun soldato americano aveva varcato il sacro suolo della Patria nel momento stesso in cui gli americani a Bagdad circondavano l'edificio. Un caso di schizofrenia bello e buono, una vistosa alterazione del rapporto con la realtà.
Ecco, per l'appunto di schizofrenia sono affetti anche gli esponenti dell'Unione e svariati costituzionalisti, che negano l'evidenza e raccontano favole alle quali neppure i bambini possono credere. Di fandonie in effetti ne sono state dette tante sulla riforma costituzionale. Troppe. Qui di seguito segnaliamo le più vistose. Primo ministro praticamente onnipotente? Ma quando mai. La verità è che, come in Inghilterra, il primo ministro avrà il potere di nomina e di revoca dei ministri nonché, a determinate condizioni, il potere di scioglimento della Camera. Mentre l'articolo 3 comma 1 del testo del diessino Salvi, presentato alla commissione bicamerale per le riforme costituzionali presieduta da D'Alema nella seduta antimeridiana di mercoledì 28 maggio 1997, non contemplava condizioni di sorta. Infatti recitava così: «Il Primo ministro, sentito il Consiglio dei ministri, sotto la sua esclusiva responsabilità, può chiedere lo scioglimento del Parlamento, che sarà decretato dal Presidente della Repubblica». Questo testo piaceva tanto al centrosinistra e allora nessuno fiatò. Ci piacerebbe sapere il perché.
Si noti che la riforma prevede che solo in caso di sfiducia al governo è previsto lo scioglimento. Mentre se è richiesto dal primo ministro o in caso di sua morte o dimissioni, entro venti giorni la Camera può designare un successore con una mozione presentata e approvata dai deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni in numero non inferiore alla maggioranza dei componenti della Camera. Una disposizione, com'è chiaro, volta a impedire i famigerati ribaltoni dei quali il centrosinistra è maestro. Anche su questa norma l'Unione ha trovato da ridire, nonostante che essa riproduca alla lettera la «bozza Amato» presentata dall'Unione.
Il presidente della Repubblica si ridurrebbe a poco meno di un attaccapanni, come insinua Scalfaro? Nemmeno per sogno. La verità è che non perde alcun potere per il semplice fatto che dal 1994 sono gli elettori a designare il capo del governo, mentre il potere di scioglimento è stato esercitato in assoluto dal presidente della Repubblica una sola volta, nel 1994, da Scalfaro. In tutti gli altri casi gli scioglimenti parlamentari non sono stati altro che autoscioglimenti. D'altra parte l'ipercritico Bassanini il 25 gennaio 1996 concordava pienamente sul fatto che «contraendosi il suo ruolo politico, deve accentuarsi il suo ruolo di garanzia». Ed è appunto quanto fa la riforma della Casa delle libertà.
Il Parlamento perderebbe potere? Ma no. Sono infatti previste per l'opposizione tutta una serie di garanzie. Si alzano i quorum per l'elezione dei presidenti di assemblea e per le modifiche al regolamento della Camera. La presidenza delle commissioni d'inchiesta parlamentare spetterà a esponenti dell'opposizione. E i regolamenti parlamentari sono chiamati a potenziarne il ruolo. Com'è un fatto positivo che aumenti il numero dei giudici costituzionali eletti dalle due Camere. Avremo così un bilanciamento di una Consulta oggi squilibrata a sinistra.

Un'ultima falsità: non è vero che l'Associazione dei costituzionalisti si sia mai espressa a favore del no. Perciò se gli elettori saranno correttamente informati, i sì alla riforma nel referendum pioveranno a catinelle.
paoloarmaroli@tin.it

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