Paulus, 35 anni, eritreo, è il portavoce dei 299 africani del Corno d’Africa (210 eritrei, il resto somali ed etiopi, tutti provvisti di asilo politico per motivi umanitari o di carta di soggiorno) che venerdì avevano occupato l’ex residence dismesso della polizia di stato, il «Leonardo Da Vinci» di via Senigallia, a Bruzzano. E Paulus lo dice chiaro perché lui e i suoi hanno rifiutato i 100 posti offerti dall’assessore ai Servizi sociali Mariolina Moioli tra i dormitori di viale Ortles e quello di via Saponaro, oltre ai posti nelle comunità protette per le madri con i bambini. «Quella è una prigione, preferiamo la strada».
Peccato che le sue frasi arrivino dritte dritte dal gruppo di disobbedienti del centro sociale Cantiere e da qualche decina di anarchici che hanno abbracciato la loro causa. Sono stati loro, ieri mattina alle 10.15, a strumentalizzare gli africani spingendone una quarantina a occupare le ferrovie Nord nel tratto Milano-Asso dopo che la polizia aveva impedito a un gruppo, uscito dal residence per fare colazione, di rientrarci. Così sono iniziati i primi scontri con la polizia in tenuta antisommossa che ha dovuto trascinare a forza gli extracomunitari stesi sui binari. Scontri continuati più volte nel pomeriggio lungo la Milano-Meda dove, in maniera maldestra ma insidiosa, circa 150 africani hanno tentato di occupare la carreggiata. Con un bilancio di sette feriti, tutti medicati sul posto.
Una faccenda gestita male e continuata peggio, nonostante i proclami dei rappresentanti della sinistra estrema sulla vicenda sia sempre stata molto critica: Luciano Muhlbauer, consigliere lombardo del Prc, e Pietro Maestri, consigliere provinciale milanese di Sinistra Critica, hanno puntato il dito verso il Comune che «tratta chi rischia la vita alla stregua di criminali e non vuole trovare una soluzione: ci sono solo un centinaio di posti nei dormitori». Ma nessuno, nemmeno la buona volontà di Beatrice Uguccioni, presidente del consiglio di zona 9 (area Pd), è riuscito a trovare (se non dopo le 21 e dietro lo sprone non indifferente di una pioggia insistente e della stanchezza infinita) una soluzione per questi stranieri dagli occhioni espressivi. Che si sono trovati fino a sera a vagare tra via Forni, via Bernardino da Novate, via Comasina, via Merloni, via Santuario del Sacro Cuore, fino a raggiungere, intorno alle 17, l’associazione «Olinda», all’interno del complesso dell’ex ospedale psichico «Paolo Pini», in via Ippocrate. Una struttura della Provincia che ospita anche l’Asl e associazioni dipendenti dall’ospedale Niguarda.
Fuori la Digos ad aspettare che decidessero il da farsi, dentro gli africani, a rifocillarsi con un piatto di pasta, sotto gli alberi. Gli extracomunitari, stremati dai giorni scorsi, dopo il pasto non avevano alcuna intenzione di lasciare i portici ristoratori dell’«Olinda», ma i «compagni», alle 19.30, li hanno spinti nuovamente per strada.
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