Scuola, nei cortei "rischio infiltrazioni Br"

L’allarme nei rapporti segreti di polizia e carabinieri: noti estremisti dietro agli studenti. Ecco i nomi e le storie dei sospetti agitatori: l'ombra degli ex Br, ci sono anche ex esponenti della lotta armata

Scuola, nei cortei "rischio infiltrazioni Br"

Studenti indignati o professionisti della protesta? Chi sono davvero i personaggi, in divisa no-global d’ordinanza, alla testa dei cortei di universitari che in questi giorni occupano aule, piazze e talk show? Alcuni di loro sono diventati a tempo di record personaggi mediatici. Ma, dopo gli scontri violenti di Milano, le forze dell’ordine hanno scandagliato più a fondo il passato di alcuni giovani. E quel che è emerso non è tranquillizzante. Perché insieme a studenti «veri» (anche se spesso un po’ in arretrato con gli esami) compaiono giovani con curriculum pieni di denunce e, peggio, estremisti e anche personaggi da tempo sotto attenzione per la loro contiguità con l’eversione rossa.
A far sentire la loro presenza nei cortei di questi giorni ci sono anche gli esponenti di una realtà cui da tempo le forze di polizia guardano con preoccupazione: una struttura «informale» chiamata Olga (la sigla sta per «Ora di liberarci da tutte le galere») che ha tra i suoi ideatori Maurizio Paolo Ferrari, già militante (non pentito) delle Brigate Rosse, e che ha tra i suoi obiettivi primari la saldatura tra i gruppi «antagonisti» e il mondo del carcere. Vicini all’Olga sarebbero Lorenzo Minani, Gianpaolo Plona, Claudio Ceccato, Mattia Zanotti e Gabriele Marchetti, tutti e cinque studenti a Scienze politiche e assai attivi in questi giorni.
E nell’orbita dell’Olga gravita - secondo alcuni rapporti - anche uno dei personaggi-chiave della rivolta anti-Gelmini: il greco Ioannis Fourkas, studente fuori corso di Scienze politiche. Anche lui ha collezionato denunce di vario tipo in occasione di manifestazioni non autorizzate e scontri. Ma l’episodio che getta sul leader studentesco la luce più inquietante risale al 23 giugno dello scorso anno quando a Padova scese in piazza, insieme ai «duri» del Centro sociale Gramigna, in difesa dei militanti delle Nuove Brigate Rosse arrestati su richiesta del pm Ilda Boccassini nell’ambito delle indagini sui tentativi di ricostituzione del «partito armato». Terroristi in grado di uccidere, secondo la Procura. «Militanti rivoluzionari» secondo il corteo cui partecipò Fourkas.
Ce n’è abbastanza, insomma, perché gli analisti di polizia e carabinieri non diano per scontato che la protesta resti pacifica. Il timore è - come sempre in questi casi - che la protesta nonviolenta degli studenti in buona fede non riesca ad arginare la deriva radicale imposta dagli agit-prop. Alcuni dei quali hanno dalla loro anche esperienze che gli vengono dalla famiglia: al corteo di giovedì scorso è apparso per la prima volta Valerio Ferrandi, 23 anni, militante dell’Autonomia milanese, denunciato per occupazioni abusive e violenze varie. Nonchè figlio di Mara Aldrovandi, che negli anni Ottanta stava col nome di battaglia «Stefania» nei Reparti comunisti d’attacco, e di Mario Ferrandi detto «Coniglio», militante del gruppo di fuoco di Prima Linea, arrestati nel 1981 e quasi immediatamente pentitosi.
E a proposito di personaggi mediatici, il più in vista, nei cortei e nelle trasmissioni tv, è indubbiamente Leon Blanchard, ventidue anni, studente in Scienze politiche. Carino, buon lessico, figlio di una coppia della alta borghesia milanese (il gallerista Giovanni Blanchard e la giornalista Maria Pace Ottieri), casa nella aristocratica via Pontaccio, Blanchard si presenta come la faccia «pulita» del Movimento. In realtà il suo certificato dei carichi pendenti è spesso quattro pagine. E - se in diversi casi si tratta di reati "pacifici" come la manifestazione non autorizzata o le grida sediziose - a suo carico risultano denunce per una sfilza di episodi di violenza privata e violenza a pubblico ufficiale.
Ma a colpire è soprattutto l’intensità e la varietà dell’impegno del giovanotto: a partire dal 2003 Leon Emanuele Kremen Blanchard (questo l’impegnativo nome per esteso) viene denunciato in occasione di proteste per le cause più disparate. Dall’Assolombarda a Blockbuster, dall’Alitalia all’Associazione editori, dalla Best Western ai Centri di prima accoglienza, da Trenitalia alla guerra in Iraq, sono pochi i «nemici» contro cui il rampollo di via Pontaccio non è sceso in campo senza tanti riguardi per il codice penale. Un attivismo che, va detto, non impedisce a Blanchard di studiare, visto che ha annunciato di essere pronto per discutere la tesi a novembre.
Accanto a Blanchard, nelle foto di testa dei cortei compare quasi sempre Teo Todeschini, 23 anni, studente di Scienze umanitarie alla Statale. Anche lui è uno stakanovista delle proteste e delle denunce: occupazioni abusive, deturpamenti, manifestazioni non autorizzate. D’altronde Todeschini fa parte del gruppo che nelle università costituisce il «nocciolo duro» della sinistra radicale: si fanno chiamare «Gli Inflessibili» e vengono guardati con un misto di timore e rispetto dagli studenti più «morbidi».

Degli «Inflessibili» fanno parte anche Luca Minghinelli e Dario Sigari, entrambi di Scienze politiche, entrambi più volte denunciati e presenze fisse nei cortei di questi giorni; «Inflessibile» è anche Matteo Tunesi, 19 anni, che in agosto partecipò all’attacco alla scuola di polizia di Senigallia.

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