Se non parla di Silvio, Santoro si fa battere da Rex

RomaIntanto l’effetto surreale di un Santoro che parla con una mare luccicante di tramonto dietro le spalle, come i cartomanti delle tv locali, nell’«ultima delle mie anteprime». E che parla tanto per cambiare di Santoro, di quelli che lo hanno voluto cacciare, la tv secondo lui, la Rai secondo lui, il paese che umilia i giovani (e lui poi sceglie le Giulia Innocenzi e le Borromeo...). Un pistolotto per accomiatarsi dal pubblico, sempre che l’addio non sia un arrivederci e Santoro non si ripresenti sulla tv pubblica in autunno. Sarebbe un déjà-vu perché già l’estate scorsa la chiusura del suo rapporto era fatta, poi invece ha fatto saltare tutto. Aveva trovato un’intesa d’oro col suo nemico Mauro Masi, uscirsene con un botto di soldi per produrre minifiction per la Rai. Ecco, forse gli è andata meglio, a giudicare da quella dell’altra sera. Un reportage raccontato, che poi è l’invenzione televisiva dell’ex maoista salernitano. Stavolta un’inchiesta sull’industria del pesce, strozzata dalla crisi. Ma la zuppa non ha funzionato. Senza il condimento essenziale, un succulento brodo di anti-berlusconismo, resta insipida, e lo share langue.
Così il suo «Speciale Annozero» diventa speciale solo per il flop di ascolti, 12.2 per cento di share. I pesci di Santoro battuti dal cane, Rex, che vince la serata televisiva staccando il programma (in versione modificata) più detestato dal premier di oltre tre punti.
Certo, mancava il dibattito in studio. E poi il tema, la pesca, che non è la ciccia che ti aspetti da Santoro mentre esondano le intercettazioni della cosiddetta P4, ci sono i problemi della manovra economica, la Lega ai ferri corti col Pdl e tutto il resto per fare un bel barbeque politico. Siamo 8 punti per cento sotto la media di Annozero nel 2010/2011 (pari a 20.71%). Giustamente sul sito del programma Santoro si vanta dei suoi risultati. Una tabella riassuntiva «dalla quale risulta l’importanza di quindici edizioni dei nostri programmi per gli ascolti e la raccolta pubblicitaria della Rai». E giù i numeri dalla prima Samarcanda nel 1988 (piccolo 5,82%) all’ultima, nel ’92, con il 19,85%, ai Rosso e nero e Raggio verde fino alle cinque edizioni di Annozero. «Grazie ad Annozero nella scorsa edizione Raidue è risultata complessivamente la rete leader del giovedì sera e Annozero per nove volte è risultato il programma più visto in assoluto». È il leit-motiv di Santoro, per rimarcare l’ingiustizia subita. Ma qualcuno è pronto a dimostrare che il rapporto spese-introiti non è poi così fenomenale...
Peccato perché all’inizio Michele sembrava correre più di Rex. Era partito con i temi suoi, nell’anteprima, toccando subito «questo Bisignani, un giornalista di cui non si ricordano articoli ma tangenti sì». E immediatamente dopo un piattino caldo per i suoi telespettatori, autonominandosi per quattro volte in 30 secondi: «I magistrati gli (a Bisignani, ndr) hanno chiesto, ma come mai si occupava di Santoro? Come mai scriveva la lettera di licenziamento di Santoro come se fosse lei il direttore generale della Rai? E lui se l’è cavata dicendo che Berlusconi non ha nessun interesse a togliere i programmi di Santoro dalla Rai perché Santoro gli ha sempre portato fortuna! E non si accorge che dando la stessa risposta che danno tanti lacchè, Bisignani offende proprio l’intelligenza del premier, il quale perché metterebbe tanto impegno contro certi programmi scomodi». Lì non c’era gara col cane, che nulla sa di personaggi come Bisignani, che «hanno tanto più potere quanta poca intelligenza possiedono, e devono fare in modo di accontentare chi è davvero più potente, come le ragazze del Bunga Bunga».
Poi partono le cassette del pesce e la cosa si ammoscia.

Serviva una tartare di Cavaliere, un filetto di governo al limone, niente di tutto ciò. E meno male che erano quelle, le minifiction, la contropartita milionaria perché Santoro lasciasse l’anno scorso. Senza la rissa in studio sono più appassionanti le inchieste di Rex.

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