Se ora magro è davvero «out» si vestono le donne normali

Se ora magro è davvero «out» si vestono le donne normali

«Sulla moda non hanno alcuna influenza le guerre, la pestilenza e tantomeno il tasso di sconto. La moda è invincibile, deve essere così». Lo diceva Diane Vreeland, iconica direttrice di Harper's Bazaar e Vogue America dal 1937 agli anni Settanta. Consegnata al mito dal suo stile inimitabile e da una certa propensione all'iperbole, la signora aveva dannatamente ragione. Infatti, la moda influisce perfino sul corpo delle donne che pure non è un luogo geografico cui si possono cambiare impunemente i confini. Negli anni Sessanta per portare le minigonne siamo diventate magre e minute come Twiggy o Jane Shrimpton. Nel decennio successivo abbiamo eliminato senza pietà tutte le curve perché seni e sederi prosperosi stanno da cani con i pantaloni a zampa d'elefante e lo stile androgino di quel periodo. Con le prime giacche di Armani e i classici modelli dalle spalle imbottite all'eccesso è arrivata l'aerobica che ci ha permesso di scolpire il corpo fino a fargli assumere una forma a V. Da quel momento in poi è successo di tutto specialmente all'altezza del seno che sboccia come un fiore carnivoro con il ritorno dello stile maggiorata e poi sparisce di nuovo quando sulle passerelle trionfa il minimalismo. Nel frattempo siamo cresciute di almeno 10 centimetri e non portando più il busto raramente abbiamo il vitino di vespa delle nostre nonne. Come se questo non bastasse alla religione della magrezza si oppone la triste realtà del cibo spazzatura e dei fast food in cui s'ingrassa a dismisura.
Insomma, la confusione regna sovrana sulle dimensioni del corpo femminile anche se il modello estetico dominante resta quello delle modelle che per loro natura sono il nove per cento più alte e il 16 per cento più magre di noi comuni mortali. Di conseguenza c'è una vera e propria giungla di taglie in cui aggirarsi smarrite alla ricerca della giusta vestibilità. Proprio per questo la settimana della moda di Milano (da oggi fino al prossimo martedì) comincia con il lancio di For.Me, una brand extension di Elena Mirò che in realtà nasconde un nuovo progetto dedicato alle taglie centrali (dalla 44 alla 48) ormai indossate dal 50 per cento delle popolazione femminile italiana. «Abbiamo deciso di lanciare For.ME per ampliare la nostra offerta sul mercato rispondendo a precise richieste del pubblico» spiega Elena Miroglio, responsabile strategie del Gruppo fondato dalla sua famiglia ad Alba. «Con Elena Mirò e Per te by Krizia - prosegue la giovane manager - vestiamo le cosiddette taglie generose a partire dalla 46. Occorre però considerare che la metà esatta delle italiane indossa le taglie centrali e raramente la vestibilità dei capi tiene conto di specifiche esigenze delle donne. Le sportive, ad esempio, hanno spesso spalle molto più larghe del bacino. Chi ha tanto seno, invece, raramente trova modelli giusti o addirittura aderenti sul punto vita mentre chi è un po'forte di fianchi il più delle volte rinuncia ai pantaloni per paura di sottolineare un presunto difetto. Con For.Me le taglie sono ripensate secondo nuove logiche, con rapporti geometrici e sviluppi differenti per valorizzare tutte le fisicità. Proponiamo oltre 100 modelli a stagione sempre sotto l'egida del glamour e della moda. Vogliamo vestire tutte le donne con l'amore e l'attenzione che destiniamo e sempre destineremo alle curvy».

Dunque, sulla passerella di Elena Mirò stamattina assisteremo a una rivoluzione copernicana: capi ideali per donne normali accanto a quelli sempre più speciali per donne capaci di salutare ironicamente tutte le altre con l'affettuoso «Ciao Magre» di una celebre campagna pubblicitaria del marchio. Resta comunque da capire perché mai gli stilisti sentano l'esigenza di ridurre le taglie visto che il gap tra la donna ideale e quello reale diventa di giorno in giorno più incolmabile.

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