Se la realtà non va d’accordo con la teoria

Ebbene, sì: è stata una svista. Quello di Pellizza da Volpedo era ovviamente il «Quarto Stato», a proposito di fossati incolmabili fra ricchi e poveri: tanto è vero che il proletariato non c’è più. Ma la risposta di Armando Torno sul Corriere sembra troppo «piccola» per gli argomenti considerati.
Ci aveva spinto non l’ironia, bensì l’indignazione nel veder trattata Milano senza alcun rispetto per la realtà. Qualcuno - che siano proprio «lorsignori» (come li chiamava Fortebraccio), incautamente citati da Torno? - ha deciso di descriverla in declino, con «quartieri in rivolta», degrado in espansione, povertà crescente, e non bada ai mezzi, anche i più goffi e contraddittori. Se ci fosse un minimo di logica, si potrebbe almeno citare Lenin («quando la realtà non va d’accordo con la teoria, peggio per la realtà!»). Ma non c’è nemmeno l’ombra, soltanto il più sovrano disprezzo per l’evidenza e l’intelligenza dei milanesi.
Giorni fa un giovin signore paragonava addirittura (non per il fascino) Milano a Buenos Aires, l’Italia all’Argentina dei bond non rimborsati. Frottole per frottole, poteva anche paragonare l’euro ai patacones che mostro ai miei studenti come esempio della più sfrontata manipolazione monetaria, emessi sulle rive del Plata ai tempi di De La Rua. Ma qui ognuno può scrivere le cose più assurde e offensive per la verità senza pagare dazio, purché stia da una parte. Questa volta Torno, lamentandosi del caldo e della riduzione agostana dei mezzi pubblici, descrive le code al «Pane quotidiano» e alla mensa dei cappuccini in corso Concordia: per fortuna senza profetare cannonate di un nuovo Bava Beccaris in viale Piave.
Dice di gente che non ce la fa e merita rispetto. Ma appunto, lo merita talmente che bisognerebbe evitare di strumentalizzarli, chiunque siano. La povertà, quella vera e nascosta, richiede solidarietà, carità, amore. Richiedono rispetto la «Casa del pane», i cappuccini e tutti quelli come loro che danno e non chiedono, un grande reticolo di fratellanza che scalda il cuore di Milano da secoli, simboli dell’intima ricchezza di questa città.

Ma non si può «taroccare» la realtà spacciandoli per sintomi di povertà crescente. Anche il pudore è una virtù. Quanto a Giorgio Manganelli e alle «brioche dell’anima», comprendiamo bene il disagio psichico. Ma allora preferiamo Dino Campana: «Noi ci svegliamo piangendo - ed era l’azzurro mattino».

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