xxxSi accettano scommesse: quale sarà il titolo che Hollywood darà al suo film sull'incredibile salvataggio dei 33 minatori cileni? Gli eroi dell'Atacama? 33? O forse qualcosa di più spagnoleggiante, magari sullo stile di Mineros? Se sembra infatti fuori discussione che la potente macchina cinematografica statunitense si lasci scappare un'occasione così ghiotta, non è scontato che trovi un titolo originale per i fatti della miniera di San José dopo aver già girato Alive (sopravvissuti), Buried (sepolto), Miracle, Heroes, Ace in the hole (L'asso nella manica) e via dicendo.
La travagliata operazione nel deserto dell'Atacama ha già suscitato l'interesse degli studios, che preparano offerte succulente, mentre siti come Movieline.com lanciano alcune proposte per la regia che potrebbe essere affidata a Ron Howard, Danny Boyle o Kathryn Bigelow. Per gli interpreti, i più gettonati sono invece ovviamente le star 'latine' come lo spagnolo Javer Bardem, il messicano Gael García Bernal o il portoricano Benicio del Toro.
Raccontare la storia dei 33 potrebbe trovare però difficoltà insospettate, per il fatto in Cile la realtà sembra aver già superato la finzione. La trama è già stata raccontata quasi - o meglio - che se si fosse trattato di un film. La maratoniana trasmissione 'live' di tutto il salvataggio è impressa nelle nostre retine, come lo sono state le guerre del Golfo. A differenza di quelle però, in Cile la diretta e la nuova realtà arrivata con i mille occhi delle telecamere ha modificato la realtà in tempo reale. Juan Carlos Aguilar, uno dei 33 minatori, ha raccontato che gli uomini hanno firmato un patto di silenzio mentre erano ancora intrappolati a 624 metri sotto il livello della terra. Prima di sapere se sarebbero usciti vivi i semplici minatori si sono giurati di non dire niente fino a che avessero messo assieme un ufficio stampa per trarre profitto commerciale dai loro racconti. Che dire poi di Mario Sepúlveda, l'esuberante e simpatico lavoratore che, poco dopo l'uscita dal cunicolo, chiedeva davanti alle telecamere di "essere trattato come un minatore", confermando di essere già stato cambiato dagli eventi.
Dal momento in cui José Ojeda Vidal comunicò al mondo che il gruppo era vivo, pellicola ha iniziato a registrare le scene di un lungometraggio seguito in diretta da milioni di persone intutto il mondo. E parti di quel film ne ricordavano già altri girati da Hollywood, come ha rilevato recentemente il New York Times. I 33 potevano essere infatti i protagonisti di Fratelli al fronte (Band of Brothers), la miniserie che narra dei sentimenti di fraternanza nati in un gruppo di militari formato da persone normali, che finiscono per compiere azioni straordinarie.
Per la sua claustrofobia la storia si assomiglia anche a quella narrata quest'anno in Buried (Sepolto), il racconto dell'uomo che al suo risveglio scopre di essere stato seppellito vivo e, con l'aiuto di accendino e cellulare, deve provare ad uscire dall'angustiosa situazione. Nel 1951 Billy Wilder si era poi già immaginato il "carnevale" mediatico sorto attorno a una tragedia avvenuta in una mina, il cui appeal giornalistico sfrutta un cinico Kirk Douglas in L'asso nella manica. Le schiere di telecamere che si radunavano attorno all'ingresso della mina e i discorsi di Douglas alla folla via altoparlanti sono state ampiamente superate dalla diretta mondiale e dal 'live show' del presidente Sebastián Piñera.
La massiccia presenza di tv via satellite, gli oltre 1.700 giornalisti e cameraman accorsi e la costante copertura televisiva dell'evento (dal sottosuolo, alle facce dei parenti) rendono impossibile non citare anche il famoso The Truman show, del 1998, dove un ignaro Jim Carrey si ritrova a vivere una vita che crede reale ed è invece un reality show. Ma le somiglianze continuano in World Trade Center, Titanic, Apollo 13 o Miracle, dove le prodezze di una squadra di hockey su ghiaccio vengono seguite con orgoglio da una nazione intera, proprio come il Cile si è stretto intorno ai suoi 33 eroi dell'Atacama.
La vita dei minatori è già stata cambiata.
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