Se Ruini cancella la condanna di Boffo

L’intervista al cardinal Ruini, apparsa su Repubblica ieri («I cattolici in politica siano uniti da stili di vita moralmente ineccepibili») mi induce a fare alcune riflessioni. È bene ascoltare le parole sagge dei preti, dei vescovi e anche dei cardinali, ma non si può non rimeditare ad alcune clamorose vicende che hanno riguardato esponenti importanti della Chiesa con stili di vita non moralmente ineccepibili. Si dirà che la Chiesa non ha mancato di stigmatizzarli, e il Papa di chiedere pubbliche scuse. Ma è proprio su questo punto che, condividendo i principi di Ruini, fatico a seguirne le conclusioni.
Deve avere, Ruini, certezze granitiche, così come mostrò di averne il cardinal Bagnasco. E devo aggiungere che anche il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, si è espresso in termini analoghi. Qualche giorno fa, dopo aver letto il mio articolo in difesa di Feltri, sospeso per tre mesi per la vicenda Boffo, mi ha telefonato per dirmi: «Come fa lei a giustificare Feltri? Per farlo deve avere, come mostra di avere, la assoluta convinzione che Boffo sia omosessuale». Ho confermato la sua impressione, ma nello stesso momento ho iniziato a dubitare e ho convenuto con lui che, senza quella non provata certezza, la posizione di Feltri è indifendibile e la condanna se non giusta, motivata. Leggo ora Ruini che aggiunge: «Dino Boffo non aveva bisogno di riabilitazioni, perché l’inconsistenza delle accuse mossegli era già emersa e riconosciuta pubblicamente». Può darsi, ma la questione non è così semplice. Preso atto della posizione della Chiesa sulla omosessualità, come si riconosce o definisce un omosessuale? Nella gran parte dei casi, soprattutto in passato, si trattava di una vox populi, di una conoscenza per tradizione orale. La convinzione nasceva dal pettegolezzo, ma era impossibile sbagliarsi. Poi è iniziata la moda dell’outing. Ma, probabilmente Alessandro Cecchi Paone era omosessuale anche prima di rivelarlo, così come lo era Tiziano Ferro. Ma se lo si fosse detto di loro prima della rivelazione, quale sarebbe stata la reazione? Forse di diniego. Certamente di riprovazione per il pettegolezzo. Ma può il pettegolezzo essere l’anticamera, avere la sostanza della verità? In questa materia, nel 95% dei casi, certamente.
In ogni caso il tema prima che ontologico è morale e i pettegolezzi spesso esprimono la verità, hanno un fondamento non dimostrato. Nel caso di Boffo c’è un elemento che sembra trascurato o dimenticato dai suoi difensori. Feltri è stato sospeso per tre mesi, ma Boffo è stato condannato penalmente a sei. Una condanna penale. Dunque vi sono accuse riconosciute, non inconsistenti come afferma Ruini. E perché è stato condannato Boffo? Ha certamente molestato, anche nella incertezza della finalità, una donna, moglie di un amico. La condanna c’è stata. E non è un pettegolezzo. Non è quindi «una gigantesca montatura mediatica», come dice Ruini e, vista la condanna non si può dire che «l’inconsistenza delle accuse mossegli era già emersa e riconosciuta pubblicamente».
Vogliamo dunque chiarire, senza reticenze le ragioni della condanna? Per i tre mesi di Feltri lo sappiamo, per i sei mesi (condanna penale) di Boffo si sono alzate cortine fumogene, la procura di Terni non ha consentito l’accesso al fascicolo e la condanna non sembra riferirsi a un furto di mele ma a una sorta di stalking. Il cardinal Ruini, il cardinal Bagnasco, il vescovo Staglianò ne sanno qualcosa di più? Se anche si provasse che i comportamenti di Boffo che hanno determinato la condanna non nascondono inclinazioni omosessuali si tratta pur sempre di molestie, potrebbero essere ricondotte a «stili di vita moralmente ineccepibili». Dunque, per dirigere l’Avvenire, Boffo, che infatti si è dimesso, non avrebbe comunque avuto i requisiti coerenti con i principi cattolici.

Dunque in che cosa Feltri ha sbagliato se, comunque, la condanna di Boffo c’è stata? Non saremo soddisfatti, rispetto alla coerenza e all’opportunità che Feltri ha denunciato nel ruolo del direttore dell’Avvenire, finché non sapremo perché Boffo è stato condannato a sei mesi, il doppio della pena per l’abnorme colpa di Feltri. Ruini, Bagnasco, Staglianò ritengono ingiusta la sentenza?

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