Da Roma - La "second-life" di Claudio Scajola è ufficialmente iniziata. Dopo aver incassato la riabilitazione giudiziaria, alla fine di anni e anni vissuti sulla graticola, ora nella testa di Claudio Scajola si fa strada l'idea di perseguire e pretendere una seconda sentenza, "l'assoluzione popolare". Non è difficile comprendere quale sia il verdetto che più sta a cuore a un animale politico come l'ex ministro ligure. Escluso nel febbraio 2013 dagli elenchi elettorali nel nome dell'imperativo delle liste pulite insieme a Marcello Dell'Utri e Nicola Cosentino (fu lo stesso Scajola a tirarsi fuori, dopo aver fiutato l'aria, per sollevare dall'imbarazzo i vertici del Pdl) ora il suo obiettivo è tornare (da eletto) in un'aula parlamentare.
Non lo ha mai nascosto neppure nei giorni più bui, nelle ore in cui ha incassato accuse e sferzate ironiche di ogni tipo sulla casa "a sua insaputa", espressione ormai stampata nell'immaginario popolare. "Ho passato tre anni e nove mesi di sofferenza che nessuno mi restituirà più. Ma ora spero che mi venga restituita la credibilità", le parole pronunciate a caldo.Nell'arringa finale il suo avvocato difensore ha ricordato quanto la vicenda giudiziaria lo abbia allontanato dalla politica e penalizzato in quello che è da sempre il suo naturale terreno di gioco. Ma adesso si torna in campo. E il mirino è puntato su Strasburgo, avenue du Président Robert Schuman. Perché invece di attendere le Politiche per farsi eleggere con la nuova legge elettorale nel collegio del Ponente Ligure, Scajola vorrebbe puntare subito sulle Europee. Con un obiettivo: prendere più di 30mila preferenze. Una soglia che equivarrebbe a un risarcimento politico e morale rispetto alla damnatio memoriae subita. Una ipotesi di cui avrebbe già parlato con Silvio Berlusconi con il quale si è sentito più volte telefonicamente e ha anche incontrato nei giorni scorsi.
Si tratterebbe di un preludio, di un trampolino per un ritorno da protagonista tra le fila berlusconiane. Da qualche tempo Scajola ha ricominciato a frequentare Palazzo Grazioli. Con una inattesa rentrée nei giorni caldi dello scontro fratricida tra falchi e colombe, quando si decideva sull'opportunità o meno di sacrificare le poltrone governative nel nome della solidarietà al leader sotto attacco giudiziario, come membro dell'ufficio di presidenza del Pdl ha partecipato attivamente alle ultime disfide interne al centrodestra. Un percorso di lento recupero della sua identità politica che lo ha visto di nuovo in campo durante la scissione alfaniana e la successiva rinascita di Forza Italia. Ora, però, calato il sipario su quelle partecipazioni spot in cui, in parallelo con le sue vicende personali, si è sentito più ospite in casa propria che inquilino riconosciuto, Scajola è deciso a riconquistarsi un nuovo ruolo in Forza Italia, contando soprattutto sul rapporto di vicinanza con Berlusconi che non si è mai interrotto. Un ritorno che, senza tradursi in una esposizione diretta sotto i riflettori, potrebbe regalargli un ruolo da consigliere per il nuovo disegno organizzativo di un partito che, non va dimenticato, governa oggi un solo capoluogo di regione e ha un assoluto bisogno di tornare competitivo a livello amministrativo.
Naturalmente questo mosaico - che dovrà resistere alle fibrillazioni e al desiderio di rinnovamento della classe dirigente forzista - dovrà anche comporsi attraverso la vendita della famosa casa con vista sul Colosseo. Una dimora abbandonata praticamente subito dall'ex ministro dello Sviluppo Economico. Dopo avere avuto difficoltà iniziali nell'individuazione di un acquirente, ora la cessione pare essere vicina con la firma di un preliminare di vendita. L'atto finale di una vicenda controversa. Definitiva sanzione e archiviazione di un acquisto "maledetto" che ha marchiato a fuoco la vicenda umana e politica di Claudio Scajola.
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