«Senza giochi, addio allo sport»

I giochi e lo sport sono legati a doppio filo perché i primi hanno bisogno di una importante vetrina per migliorare la propria immagine e lo sport non può andare avanti senza il sostegno finanziario che arriva dal mondo dei giochi. È il messaggio che scaturisce dal convegno svoltosi ieri a Milano, nei saloni di Palazzo Cusani, sotto la regia dell’on. Mario Mauro, vicepresidente dell’Unione Europea. Il parlamentare ha dichiarato: «Secondo una recente ricerca il 60% dei cittadini europei pratica sport in maniera regolare in modo autonomo o in una delle 700mila società esistenti negli Stati membri. Se a tutto ciò aggiungiamo che lo sport ha generato nel 2004 un valore aggiunto di 407 milioni, pari al 3,7% del pil in ambito comunitario, e dà lavoro a oltre circa 15 milioni di persone, ci rendiamo conto di cosa valga e significhi questo settore sul piano sociale ed economico. Di qui la mia proposta di assicurare un flusso regolare alla promozione dello sport attraverso il comparto dei giochi sulla falsariga di quanto avviene nel nostro Paese». Dove il Governo ha garantito 470 milioni al Coni e 150 all’Unire proprio dalle imposte fiscali sui giochi che nel 2008 hanno sfiorato gli 8 miliardi e che alla fine di quest’anno potrebbero arrivare a quota 10.
Su questo tema è intervenuto Marco Sala, ad di Lottomatica: «In Italia la connessione fra i due mondi rappresenta da oltre mezzo secolo un modello di riferimento in Europa. I giochi soddisfano le esigenze dei cittadini e riportano entrate erariali reinvestite nella maniera migliore. Pensiamo quindi allo sport, ma non dimentichiamo che il Lotto partecipa ogni anno al restauro del patrimonio culturale del nostro paese».
«È come giocare in casa», ha esordito Emilio Petrone, ad di Sisal, un marchio diventato un brand nel nostro Paese dalla fine della guerra ai giorni nostri. E poi: «La nostra società è nata su questo connubio e così vuole andare avanti. Ma bisogna lavorare maggiormente sull’immagine dei giochi, lo sport può servire a questo scopo. Mi piace ricordare due aspetti di grande spessore sociale ed etico: da un lato che tutto il settore sta contribuendo in misura notevolissima alla ricostruzione in Abruzzo; dall’altro che Sisal, con il gruppo European Lottery ha attivato il progetto Monitorin System per tutelare il calcio da ogni tipo di frode. In conclusione lo sviluppo del gioco è lo sviluppo dello sport».
Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni nonché presidente dei comitati olimpici europei, ha posto l’accento sulla necessità «di instaurare un sistema di finanziamento tra sport e giochi che duri nel tempo e che sia regolato da regole semplici, ad esempio una sorta di meccanismo a percentuale, per avviare una seria programmazione nel quadriennio olimpico».
Il discorso si è poi spostato sulla possibilità che l’Unione Europea riesca ad armonizzare le regolamentazioni sui giochi. Così Antonio Tagliaferri, direttore centrale di Aams: «La distinzione fra disciplina nazionale e comunitaria rappresenta una contraddizione che è di tutto il sistema. Ma qualcosa sta cambiando se l’Unione Europea non solo ha riconosciuto la legittimità del nostro sistema concessorio, ma ha anche sottolineato che di un operatore conta il Paese dove opera, non quello in cui ha la sede legale». Di altro tenore l’intervento di Maurizio Ughi.

Il presidente di Snai ha criticato i limiti della legislazione italiana: «Se parliamo di libera impresa, dobbiamo concedere maggiore autonomia ai concessionari sul territorio. È il mercato che deve decidere, per esempio, dove impiantare le agenzie. Ci vorrebbe anche più libertà di palinsesto, altrimenti addio inventiva dei concessionari».

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