da San Pietroburgo
Cè anche un segno più sorprendente e segreto dellimpronta che lo stile italiano, la grande tradizione della cultura italiana ha lasciato sulla città di San Pietroburgo: la città di Pietro il Grande, la capitale degli zar, la capitale culturale della Russia. «Capitale della cultura mondiale» come vuole definirla Marco Ricci, console Generale dItalia in San Pietroburgo. La sede storica di quel «Museo universale» - come ama definirlo il suo direttore, Mikhail Piotrovskij - che meglio incarna e rende vivo lineffabile «spirito dellErmitage».
Quel segno è lo stemma imperiale esposto allingresso del Palazzo dInverno creato nel Settecento dallitaliano Francesco Bartolomeo Rastrelli. È laquila bicipite, scolpita allentrata del complesso della residenza zarista dove ieri - nello scrigno del Teatro, gioiello architettonico di ispirazione palladiana progettato dallarchitetto bergamasco Giacomo Quarenghi - ha avuto luogo la prima edizione del Grinzane Cavour Ermitage. Salvatore Settis, direttore della Scuola Normale di Pisa, professore ordinario di arte e archeologia classica, nonché presidente «in pectore» del Consiglio superiore del Ministero per i Beni Culturali del governo Prodi, è il vincitore italiano.
Ma quel suo cognome esotico ne tradisce le lontanissime origini orientali. «È un nome greco macedone», racconta con modestia confidenziale il professore, rivelando però con discrezione una coincidenza che ha dello straordinario. Messi in fuga dai turchi, i suoi avi lasciarono lEllade nei secoli che, da studioso del Rinascimento, non ha mai lasciato di frequentare. E approdarono in Calabria - «era esattamente il 1441», ricorda - a Tropea: non lontano dalla Rosarno dove - nel 1941 - lodierno premiato sarebbe nato cinque secoli dopo. Ebbene, lemblema araldico della sua antica famiglia di piccola nobiltà commerciale («Non voglio menar vanto, mio nonno, faceva il muratore a New York», tiene a sottolineare Settis) era ed è laquila bicipite. «Laquila bizantina è un po diversa, mi dicono gli araldisti, da quella austro-ungarica degli Absburgo. Simile piuttosto a quella affissa qui allingresso dellErmitage. È un blasone rarissimo, in Italia non sono più di dodici le famiglie che se ne adornano». Ed è blasone eloquentissimo: un simbolo del legame profondo e tenace che lega lItalia alla Russia. Emblema cifrato, forse, e certo non ostentato. Ma pur sempre trionfale emblema di potere.
A Settis, studioso illustre, già insignito dal ministro Rutelli di una carica di potere, chiediamo allora: che fare per lItalia che da secoli esporta cultura e vede oggi la propria cultura entrare in crisi? «Propongo tre provvedimenti. La prima cosa da fare è dare un senso concreto allidea che la cultura debba essere considerata un investimento. Che sia strutturale rispetto al Paese: non marginale, né ornamentale né estranea. Lo sostengono da tempo anche i sociologi e gli economisti, Amartia Sen per esempio: la qualità della vita incide potentemente sulla facoltà produttiva di una comunità. Per far capire questo vanno sensibilizzate le istituzioni formative, le scuole, le università. E va stimolata liniziativa dei privati, le associazioni, i premi, come il Grinzane.
«In secondo luogo si deve guardare molto attentamente agli investimenti e alla ricerca di fondi nel pubblico e nel privato. Si deve studiare unopportuna finalità di vantaggio per i finanziatori, per i donatori, per chi mantiene e tutela i beni culturali. Basterebbe copiare il modello americano per esempio. E la terza misura, forse la più importante: si dovrebbe assolutamente valorizzare la competenza dei giovani, puntare su persone nuove, selezionate in base alla preparazione e al merito, le sole capaci di coprire ruoli di responsabilità con unefficienza di massimo livello. Si dovrebbero cancellare tutte le graduatorie e i privilegi maturati con lanzianità e avere il coraggio per esempio di affidare un incarico di rilievo a un giovane brillante che si sia distinto sulla base delle sue conoscenze e dei suoi meriti. Lanzianità non fa grado, è la mia regola».
«A chi rivolge questo consiglio?». Ai ministri Rutelli e Padoa-Schioppa, al ministro dellUniversità e dellIstruzione, allo stesso Romano Prodi. Deve essere uno sforzo concertante. Il Grinzane Cavour Ermitage segna un passo in questa direzione. A latere della premiazione ufficiale ha riservato uno spazio per il Premio giovane traduttore, vinto a pari merito dalle due giovanissime Daria Farafonova e Ksenia Kuznetsova, autrici della versione russa di I 23 giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio. Ma è proprio questo, io credo, lavvenimento di oggi. È liniziativa piu bella e ammirevole del Grinzane. Con questo, ovviamente, non posso contestare il riconoscimento che ricevo. Ma credo che sia sulle giovani forze che soprattutto si deve investire».
In termini di formazione, come? «Dando anzitutto maggior risalto a un orizzonte più ampio di formazione umanistica. A una solida preparazione di base. Non posso immaginare che un archeologo non conosca il greco antico. O che uno storico dellarte non abbia letto lIliade e la Divina Commedia. Oggi nei corsi di laurea in Beni culturali si dà uninfarinatura di chimica, si studia un po di fisica, un minimo di legislazione.
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