«Sforzi inutili senza patto bipartisan»

da Roma

Pochi minuti prima del voto di fiducia al governo Prodi il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Enzo Bianco (Dl) ripeteva con orgoglio che, mentre in aula si litigava, quel pomeriggio la sua commissione aveva varato «all’unanimità» la legge sul calcio. A riprova - ribatteva - che è possibile trovare gli accordi tra maggioranza e opposizione sui fatti concreti. Adesso, a governo confermato, si dice certo che toccherà alla sua commissione affrontare il problema clou della mozione Prodi: la riforma elettorale. E a Violante (Ds), suo collega alla Camera, che chiede a Bertinotti l’affidamento dell’avvio dell’iter della legge, risponde con sicurezza: «Politicamente è importante trovare gli accordi prima di tutto al Senato, e poi noi abbiamo già incardinato da tempo la discussione sui disegni di legge presentati».
Competizione tra lei e Violante ?
«Assolutamente no. Per quanto riguarda la riforma del titolo V, ci siamo divisi i compiti tra le due commissioni. E con un lavoro serio abbiamo anche dato atto all’opposizione che vanno fatte delle variazioni come loro hanno sempre sostenuto. Muti muti, come diciamo dalle mie parti, abbiamo fatto un gran lavoro e siamo quasi pronti. Per la riforma elettorale è più difficile per la logica stessa della legge, ma troveremo una soluzione. Non è questa la cosa più importante».
E qual è?
«Intanto che si è capito che non è il momento di parlare di nuova Bicamerale. Io sono dell’idea che non bisogna fare grandi proclami, ma cose piccole e concrete. La commissione Affari Costituzionali è quello che serve per raggiungere l’obiettivo. Noi abbiamo avviato l’esame della riforma elettorale già lo scorso novembre. Poi abbiamo deciso di aspettare la fase di ricognizione avviata dal ministro Chiti. Siamo a questo punto».
La riforma elettorale sembra essere diventata la soluzione di tutti i mali...
«È certamente centrale per garantire vera stabilità di governo. E questo interessa il centrosinistra ma anche il centrodestra, visto che l’alternanza è sempre possibile. Sono convinto che il protagonista di questa riforma non può che essere il Parlamento e che dopo la ricognizione di Chiti deve essere approvata una mozione di indirizzo, dentro cui lavorare alla legge».
Lei ha una preferenza?
«Certo: per l’Italia ci vorrebbe il doppio turno alla francese. Agli italiani piace decidere chi li governa, non vogliono delegare alle mediazioni e agli inciuci della classe politica. Ed è un sistema che riduce il potere di ricatto delle ali estreme. Ma è un sogno che pongo nel cassetto, perché da presidente della Commissione adesso occorre ascoltare per capire come fare una legge dignitosa e utile».
Nei giorni scorsi ha anche detto che sarebbe disposto ad affidare a Fini il ruolo di relatore ...
«Fini in Senato non potrebbe.Il mio era un modo per sottolineare che per una legge di questo tipo è necessario che sia maggioranza che opposizione siano protagonisti. Ho l’obiettivo di portare tutta la maggioranza e la maggior parte possibile dell’opposizione a condividere prima la necessità di una legge e poi la legge stessa».
Calderoli della Lega vuole il tavolo dei volenterosi sulla riforma...
«Mi fa piacere che abbia convocato la riunione nella sala Cavour, protagonista dell’unità d’Italia. Mi va bene che voglia uscire dal recinto stretto maggioranza-opposizione.

Purché non sia un’iniziativa contro i partiti. Del resto lui ha le idee precise su questa legge fatta nella passata legislatura anche da lui e che ha definito “una porcata”. Tutte le iniziative di dialogo sono benvenute».

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