E' il quinto giorno di protesta. Dovrebbe essere l'ultimo, ma non c'è certezza sull'effettiva conclusione della manifestazione del Movimento dei forconi. Alla mezzanotte di oggi infatti gli autotrasportatori abbandoneranno il campo di battaglia (la legge impone un fermo non superiore alle cinque giornate lavorative), ma il Movimento Forza d'urto (con agricoltori e pescatori in prima linea) ha già deciso che porterà avanti la protesta a oltranza. Quel che è indubbio è che la Sicilia continua a essere paralizzata e la protesta contro il caro carburanti si allarga a macchia d'olio. Non solo nella Trinacria.
Sono ventisei i blocchi stradali ancora attivi in sette province siciliane. Ogni presidio ha un proprio responsabile che coordina il blocco e decide chi deve superarlo. Intanto è cominciato il secondo giorno di sciopero della fame di uno dei leader del movimento dei forconi, Martino Morsello, dopo le dichiarazioni del presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ha denunciato infiltrazioni mafiose tra i manifestanti.
Autotrasportatori, agricoltori, pescatori, con presidi in punti nevralgici di varie province, continuano a bloccare il passaggio di tir e camion. I benzinai sono chiusi nelle grandi città perché non sono stati riforniti di carburante, le derrate nei supermercati scarseggiano, l'acqua minerale è quasi introvabile. A Palermo ma anche a Catania, Agrigento e Messina sono poche le auto in circolazione.
Il blocco dei manifestanti di Forza d’urto allo svincolo di Catenanuova (Enna) sull’autostrada A19 proseguirà fino alle 21 di questa sera. Un altro blocco è stato istituito sulla SS 192, così come continuan quello sulla A/19 Palermo-Catania, agli svincoli di Motta Sant’Anastasia e Catenanuova, dove colonne di tir creano disagi alla circolazione delle auto e impediscono il transito dei mezzi pesanti. Blocchi dei manifestanti anche a Capodarso, sulla provinciale Enna-Caltanissetta. Resistono ancora i blocchi agli svincoli autostradali e sulla statale 114, nel tratto che taglia in due il polo petrolchimico.
Le forze dell’ordine continuano a scortare i trasporti preziosi, tra cui i carichi di ossigeno, destinati agli ospedali e alle cliniche private, che escono dallo stabilimento della Air Liquide di Siracusa. Intanto sono saliti a 160 i camion fermi agli imbarcaderi di Villa San Giovanni che sono impossibilitati a traghettare per lo sciopero in atto in Sicilia. Un presidio è in atto anche a Crotone, in località Passovecchio sulla statale 106 all’ingresso della città, dove sono presenti alcune decine di persone su un lato della carreggiata.
E come aveva previsto il Codacons qualche giorno fa, il rischio speculazione è molto alto. Nell'autostrada Catania-Messina, infatti, alcuni automobilisti hanno denunciato la vendita di benzina a tre euro al litro.
Al fianco di autotrasportatori, pescatori e agricoltori, oggi scenderanno anche gli "Studenti siciliani in lotta", un Coordinamento spontaneo e apartitico che appoggia la protesta dei lavoratori di vari comparti produttivi. Non è esclusa l'occupazione delle scuole a partire da lunedì.
A Priolo e Lentini i commercianti, dopo aver aderito alla protesta del movimento Forza d’urto, hanno deciso di riprendere a lavorare. Ma sulla serrata c’è stata una dura presa di posizione del presidente provinciale della Confcommercio, Sandro Spadaro, che ha denunciato le minacce a cui sarebbero stati posti alcuni esercenti. "Sappiamo - ha spiegato il presidente della Confcommercio - che diversi commercianti sono stati costretti a chiudere. Comprendiamo le ragioni della protesta, ma c’è anche il diritto a non scioperare".
Intanto, per uno dei leader del movimento dei Forconi, Martino Morsello, questo è il secondo giorno di sciopero della fame, intrapreso per protestare contro la denuncia di infiltrazioni mafiose all'interno del movimento.
"Col mio gesto - ha affermato Morsello - voglio che venga accertata la verità di tali gravissime affermazioni e conoscere i nomi dei personaggi mafiosi che potrebbero essere vicini al nostro movimento. Sono sicuro che da parte di tre protagonisti, Mariano Ferro, Giuseppe Scarlata e me, che hanno costituito il movimento, non ci può essere nessuna ombra di dubbio di collegamenti con esponenti mafiosi. Mi rendo disponibile a collaborare con Lo Bello e i rappresentanti di categoria e le istituzioni per arrivare ad accertare eventuali infiltrazioni nel movimento".
Nel frattempo, arrivano anche le prime denunce sulle conseguenze della cinque giorni di protesta. Il blocco dei trasporti in Sicilia "sta producendo effetti devastanti sull’attività di centinaia di aziende agricole e la sospensione dal lavoro di migliaia di operai del settore agricolo della regione, con ripercussioni pesanti su tutta la filiera alimentare anche nel resto del paese. Non è la prima volta che ciò accade", ha denunciato in una nota Gino Rotella, segretario nazionale Flai Cgil.
"Tutto ciò - ha aggiunto Rotella - è semplicemente inammissibile e, se fa venire in mente l’alleanza tra mafia e camorra per il controllo del settore ortofrutticolo, in particolare dei mercati e del trasporto dei prodotti appaltato al clan dei casalesi, mette in evidenza la necessità e l’urgenza di avviare un reale ed effettivo processo di riforma della politica agricola nazionale, nel suo insieme, non solo per ridurre le filiere agroalimentari ma per renderle più trasparenti e meno affollate di soggetti estranei che offrono i diversi servizi dell’agromafie: dal lavoro, ai trasporti, ai prestiti".
E sulla protesta, è intervenuto il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, il quale ha dichiarato a TgCom24: "Le rivendicazioni sono condivise e condivisibili. Sono relative, alcune, alle nostre competenze. E per questo stiamo facendo il possibile. Per quanto riguarda il resto, ho chiesto al presidente del Consiglio un incontro che credo ci sarà mercoledì mattina". Il governatore siciliano ha poi auspicato che "stasera questa protesta anche dura si concluda: mettere in ginocchio la Sicilia, non consentire alla gente di avere il metano per il riscaldamento, è un dramma soltanto per i siciliani".
Lombardo condivide la protesta "ma credo sia stato sufficiente il disagio creato, ora è il momento di portare a Roma, dopo aver fatto fino in fondo il nostro dovere, una rivendicazione che merita risposte da chi di competenza, non da chi ci è comodo incontrare perché magari ci è a portata di mano".
Il presidente della Regione ha poi ribadito il proprio dissenso nei confronti della tesi di Confindustria Sicilia sulle infiltrazioni mafiose che la protesta rivelerebbe: "Gli industriali ritengono di averne le prove, magistratura e forze dell’ordine
stanno indagando. Ma io non mi sento di dire questo: le ragioni della protesta sono più che fondate e hanno coinvolto decine di migliaia di persone, le modalità sono state forse giuste ma ormai la misura è colma".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.