I dati sulla sicurezza riportati dai giornali saranno pure «urlati e non completi», come ci tiene a sottolineare Italo Soncini, amministratore delegato del gruppo Istituti di vigilanza riuniti (Ivri). Sta di fatto che in Italia, e anche in Lombardia (i cui dati rispecchiano quasi esattamente quelli nazionali) la gente ha paura. Oltre il 50 per cento delle famiglie si sente insicuro nella propria abitazione. E la percentuale sale al 76 per cento (7 persone su 10) quando s’indaga sul livello di sicurezza percepito nella propria città. È proprio la percezione d’insicurezza, complice la non facile congiuntura economica e sociale - sia all’interno dei nuclei famigliari (801 quelli monitorati), che dal punto di vista delle categorie di commercianti più a rischio e dei sindaci come «polso» delle realtà locali - a essere in aumento. Lo conferma la ricerca di Ispo (Istituto studi sulla pubblica opinione) e del suo guru ed esperto di sondaggi Renato Mannheimer dal titolo quanto mai rivelatore «Gli italiani tra senso di sicurezza e percezione del rischio». «Per la prima volta in tanti anni in Italia, storicamente popolo di ottimisti, sono i pessimisti a prevalere» ha premesso Mannheimer ieri al Circolo dei Commercianti di corso Venezia, prima di presentare la sua ricerca che sancisce la nascita dell’Osservatorio sicurezza Ivri-Ispo, creato allo scopo di porsi come «(...) strumento di conoscenza utile a contrastare allarmismi e, allo stesso tempo, a individuare modalità di intervento e soluzioni efficaci». Un nobile intento, ma che anche in una città come Milano e in una regione all’avanguardia come la Lombardia - dove la sicurezza partecipata non è un concetto solo ideale e dove le forze dell’ordine sono tra le più attive (e numerose) del paese - si scontra con una realtà dove le persone si sentono comunque insicure e in balia degli eventi criminali. E dove si profila un futuro, anche se non vicinissimo, sempre più affidato alle capacità economiche personali di poter «acquistare» la sicurezza. Come dimostrano i dati Ivri. Che, solo a Milano, ha 21.825 clienti, 948 guardie giurate, 408 guardie non armate e 248 mezzi. Risorse, grazie alle quali, nel 2011 ha potuto svolgere circa 125mila interventi di cui ben 800 per furti e rapine e 300 a supporto delle forze dell’ordine.
L’81 per cento dei commercianti lombardi si sente piuttosto insicuro. In particolare i tabaccai (uno su due) e i gestori di pompe di benzina sono i più allarmati, mentre i farmacisti non si sentono più così in balia della criminalità (appena 1 su 5). Una curiosità che salta all’occhio e che induce a una riflessione: i commercianti sono più preoccupati del furto della propria cassa (37.60 per cento) che non di subire danni alla propria persona (28.10 per cento). Solo uno su 4, infatti, ha un’arma.
Anche i 118 sindaci di comuni metropolitani non capoluogo di provincia (23 i milanesi) intervistati non si sentono perfettamente sicuri e ritengono che le forze dell’ordine non solo abbiano personale insufficiente per garantire un’adeguata sicurezza ai cittadini (64 per cento) ma si sentono anche abbandonati (76 per cento) nella gestione della sicurezza del loro territorio.
L’assessore alla Sicurezza di Palazzo Marino Marco Granelli spiega che il Comune di Milano ha vinto un progetto europeo per mettere insieme le sinergie dei sistemi di sicurezza delle partecipate dell’amministrazione come Atm e Mm, affinando la capacità di ascolto e di presa in carico del cittadino del centralino della polizia locale.
«Il Comune spende un milione di euro l’anno solo per ripristinare il rame rubato nei cimiteri - conclude Granelli -. Il futuro è in un piano di sicurezza integrata, per evitare gli sprechi e mettere insieme più attori». Ma chissà perché la platea resta perplessa.
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