Sinistra annichilita al primo turno Il Polo centra l’accoppiata vincente

da Como

Puntava alla vittoria senza ballottaggio e come indicavano già i dati delle prime proiezioni, c’è riuscito. Stefano Bruni resta sindaco di Como. Premiato dal 61,4 per cento degli elettori, contro il 34,4 di Luca Gaffuri, candidato dell’Unione. La città del Volta si riconferma roccaforte del centrodestra. Bruni, tre figli, 45 anni, commercialista, non solo ha doppiato il candidato del centrosinistra ma ha lasciato le briciole a Giorgio Carcano, che aveva abbandonato in anticipo di qualche mese la poltrona di presidente degli industriali, convinto com’era di sbaragliare la concorrenza. Missione fallita: Area 2010 e Cittadini per Como sconfitti. Quasi ignorati dagli elettori, come gli altri contendenti: Stefano Roscio della Fiamma Tricolore e Salvatore Ciraolo di Cattolici liberali cristiani.
Bruni si è fatto propaganda in sella al suo scooter fino al colpo di scena finale. In una piazza stracolma è stato sostenuto e lanciato dal presidente Silvio Berlusconi che ha ricordato gli obiettivi più importanti della sua amministrazione: l’avvio della costruzione del nuovo ospedale e l’abbattimento della Ticosa, l’ex fabbrica dismessa che da vent’anni dava alla città un’aria di degrado. Obiettivi raggiunti insieme al presidente della Provincia Leonardo Carioni, che ieri pure ha trionfato. Candidato della Lega, sostenuto da tutto il centrodestra, Carioni ha schiacciato anche l’avversario più temuto, Mauro Guerra, già onorevole, candidato dell’Unione e sindaco di Tremezzo. L’elettorato lo ha premiato con il 68,5% dei voti.
Carioni, 53 anni, una fabbrica di ordito che lascia gestire alla moglie e ai due figli, è un presidente dalla battuta facile, ma abituato a lavorare con senso pratico. Guerra, lo sfidante, sperava almeno di arrivare al ballottaggio, e invece si è fermato al 27,9 per cento.


In corsa c’erano anche Paolo Lazzati, di Como Provincia autonoma, i secessionisti della Lega; Daniele Galimberti (Polo civico di centro) che ha lasciato il lavoro di ingegnere elettronico e si è messo in mobilità per inseguire il sogno di diventare presidente e Silvano Busetti (Fiamma Tricolore). Speravano in miracoli che non sono arrivati.

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