«Sinistra inglese sconfitta Ma il Partito democratico può solo prendere lezioni»

Lo storico ed ex direttore di Italianieuropei: «Il Labour ha già pronta una nuova classe dirigente, da noi si discute sul futuro di Marini»

da Roma

Insegna storia Contemporanea. Ma è anche l’ex direttore di Italianeuropei, «il pensatoio» dei diesse. È biografo di Tony Blair (The boy, Mondadori) ma anche il saggista che ha raccontato causticamente croci e delizie dei post comunisti (Compagni di scuola, Mondadori). Non c’è persona più adatta di Andrea Romano, dunque, per una analisi «comparata» tra la sinistra inglese e quella italiana.
Molti, a partire da Veltroni, paragonano il Labour al Pd.
«A me pare un confronto del tutto improprio e autoassolutorio».
Perché?
«Intanto perché i due casi non sono omogenei. Il Labour governa da ben 11 anni, e ha portato l’Inghilterra ai più alti tassi di sviluppo della sua storia...».
Mentre l’Unione....
«Ha governato per due anni, con tutt’altri risultati, direi».
E poi?
«Per la sinistra italiana, con la doppia sconfitta, è caduto il mondo. A Londra i laburisti potrebbero trovare un altro candidato forte».
Si parla di David Miliband...
«Ecco, uno che ha la mia età, e fa il ministro degli Esteri. I laburisti hanno promosso una classe dirigente nuova, hanno molte frecce nel loro arco. Qui si discute se far diventare Marini presidente!».
Perché il Labour ha perso, secondo lei?
«Essenzialmente perché Gordon Brown, che è stato uno straordinario ministro del Tesoro, si è rivelato un leader fragile e titubante».
E poi?
«Forse perché, si potrebbe azzardare, avendo governato molto bene, i laburisti avevano in qualche modo creato delle attese molto grandi nel Paese».
Vuol dire che promettevano bene. E la sinistra italiana?
«Con tutto il rispetto, Miliband è un giovane statista mentre nel Pd i giovani come Marianna Madia sembrano presi in mezzo a una strada... Nulla di personale, ma i gruppi dirigenti si costruiscono».
Cosa non va nel dibattito Pd?
(Ride) «Tutto. Intanto trovo incredibile che Veltroni non si dimetta, a Londra sarebbe inconcepibile».
È arrivato da meno di un anno, dicono i suoi.
«Va bene, ma la sua chance l’ha avuta. Nei Paesi europei, se corri e perdi, nemmeno si discute. Tant’è vero che a Londra già discute se sostituire Brown! Invece...».
Cosa?
«Qui da noi il grande dibattito nel Pd, dopo il voto, è sulla nomina dei capigruppo. Ma insomma! hanno perso le politiche, hanno perso il governo, cosa deve accadere, ancora? Una bomba atomica».
I più critici sono i dalemiani?
«Ma perché, esiste ancora un’entità così denominata? Io non ne sono sicuro».
Esiste D’Alema, questo è certo.
«Anche questo a Londra sarebbe inconcepibile. Come se avendo perso Brown, adesso tornassero John Smith o Neil Kinnock! Lì sarebbe considerata fantapolitica».
Ma se una leadership non c’è?
«Primo. La responsabilità di questo non può che essere di chi ha governato fino ad oggi...
E poi?
«Se non si raccontano le fiabe, quello che ha messo in sella Veltroni è stato Massimo D’Alema. Trovo incredibile che dopo aver scelto un segretario, adesso sogni di farci un caminetto».
Ovvero un gruppo di condizionamento intorno a Veltroni.
«Questo è l’ultimo elemento di assurdità e di non paragonabilità con l’Inghilterra».
Cioè?
«Solo da noi, il sogno dell’opposizione è controllare un leader dimezzato».


Cosa dovrebbero fare?
«Veltroni dovrebbe dire che si dimetterà fra un anno, dopo aver preparato delle primarie per scegliere il suo successore».
Le hanno già fatte.
«Primarie vere e non truccate, stavolta».

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