Damasco - Continuano le proteste contro il presidente Bashar al-Assad non solo nelle città di Daraa e di Damasco, ma anche negli altri centri del paese. La città dove si è tenuta la manifestazione più imponente è quella costiera di Latakya, dove è stato scandito lo slogan "popolo ed esercito uniti in un’unica mano". Altre manifestazioni in quello che viene definito il "venerdì dei martiri", per commemorare le persone morte nei giorni scorsi negli scontri di Daraa, sono avvenute anche in altri piccoli centri del paese come al-Qamishli, nel nord dove è presente una forte minoranza curda, nella città costiera di Baniyas e ad Amuda. Migliaia di manifestanti
anti-regime si sono riuniti anche nel centro di Homs, di fronte alla principale moschea della città, 180 km a nord di Damasco. Ai dimostranti musulmani riuniti di fronte alla moschea Khaled ben Walid, si sarebbero uniti anche decine di cristiani, della vicina regione della "Valle dei cristiani", a est di Homs.
La polizia spara sulla folla Manifestazioni non sempre pacifiche, visto che secondo la tv panaraba Al Arabyia sono morte in tutta la Siria dieci persone. Almeno tre manifestanti sarebbero stati uccisi a Duma, sobborgo nord-orientale di Damasco, da colpi di arma da fuoco sparati dalle forze di sicurezza siriane. Lo riferiscono testimoni oculari citati dai siti di monitoraggio Rassd e NowSyria. I circa 2mila manifestanti si erano radunati nella centrale moschea della città ed erano stati accerchiati dagli agenti che hanno sparato gas lacrimogeni. Fonti non confermate riferiscono dell’uso di pallottole vere contro i dimostranti da parte delle forze di sicurezza.
Il governo smentisce L'agenzia d'informazione ufficiale di Damasco, ha però smentito la notizia degli scontri. La Sana sostiene che la situazione in Siria è calma e non parla né di vittime a Damasco né dell’utilizzo di lacrimogeni per disperdere i dimostranti nei sobborghi della capitale, ma ammette comunque che ci sono state proteste a Deraa e Latakia, dove i manifestanti hanno chiesto un’accellerazione alle riforme promesse mercoledì dal presidente siriano Bashar al-Assad in un discorso al paese. Poi il governo ammette i morti, ma accusa una "banda armata" di aver sparato dai tetti degli edifici contri i manifestanti e le forze dell’ordine a Duma, periferia nord di Damasco, causando la morte di decine di civili e poliziotti. L’agenzia vicina al regime scrive che "ci sono stati dei morti e decine di feriti tra i civili e le forze dell’ordine.
La banda armata ha attraversato la città a bordo di moto sparando sui cittadini che sono però riusciti a fermare alcuni uomini armati e a consegnarli alle forze di sicurezza. Alcune persone estranee alla popolazione localehanno spinto la gente a manifestare e hanno commesso atti di vandalismo"
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