Il soccorso rosso dei no global: "Tutti a Vicenza"

Milano - È un crescendo. Prima la stella Br e le scritte sui muri di una fabbrica metalmeccanica alle porte di Padova per chiedere la liberazione degli arrestati. Poi pacchi di volantini appoggiati sul parabrezza di alcune auto parcheggiate davanti alla stessa azienda, a Vigonza, con slogan espliciti: «Terrorista è lo Stato della reazione, non i compagni che lottano per la rivoluzione. Libertà ai compagni arrestati».
La città del Santo scopre una rete di solidarietà impensabile intorno ai presunti terroristi. E almeno in un caso chi punta il dito contro lo Stato lo fa senza nascondere la faccia. Sul sito internet del centro popolare occupato Gramigna ecco un lungo comunicato dal titolo: «Siamo comunisti, non terroristi». Certo, al Gramigna facevano riferimento i ragazzi impigliati nella rete del Pm e dunque si cerca di distinguere gli antagonisti dai neobrigatisti, ma le parole viaggiano su un crinale assai scivoloso: «Facciamo appello ai singoli compagni, ai sinceri antimperialisti, ai lavoratori coscienti e al movimento di classe italiano di stringersi attorno ai compagni arrestati e indagati, di portare la solidarietà sotto ogni forma per far fallire questa ennesima provocazione e rispedire al mittente il tentativo di isolamento».
«Evidentemente - nota il questore di Padova Alessandro Marangoni - gli arrestati di ambiente padovano, in totale undici, godono di una serie di persone che li sostiene ideologicamente». Quanto è largo il cerchio del consenso?
Se si naviga su Internet si scopre che questa area non è chiusa dentro i confini inquieti del Nordest. I giovani di Forza Italia citano, per esempio, la rivista on line La voce del (nuovo) Partito comunista italiano che invita esplicitamente «a costruire in ogni azienda, in ogni scuola, in ogni zona d’abitazione, in ogni organismo di massa un comitato clandestino del (nuovo) Partito comunista italiano».
E se ci si sposta a Milano, basta entrare nel sito del centro sociale Vittoria per trovare parole durissime contro il blitz di lunedì: «La solidarietà è un’arma: usiamola. Apprendiamo dai media di questa operazione repressiva contro quella che la magistratura definisce come area movimentista delle Br. Vogliamo evidenziare come questa ondata di arresti avviene solo a qualche giorno di distanza dalla grandissima manifestazione che ci sarà a Vicenza contro l’allargamento della base Usa e si presenta oggettivamente come provocatoria e terroristica nei confronti di quelle decine di migliaia di persone che scenderanno sabato prossimo in piazza».
Dunque le intercettazioni, i piani di attentati, le armi ritrovate non contano nulla. «Dietro questa cosiddetta operazione antiterrorismo - concludono quelli del Vittoria con un periodare sempre più faticoso - si vuole nascondere il vero obiettivo che è quello di cancellare dalla storia a colpi di manovre giudiziarie la stessa possibilità di una trasformazione radicale dei rapporti di produzione, tentando così di estirpare un immaginario rivoluzionario». Il linguaggio, va da sé, sembra quello obsoleto degli anni Settanta, ma queste frasi farraginose, a quanto pare, seducono decine di giovani.

Quelli del Vittoria, già che ci sono, sabato saliranno a bordo del treno speciale organizzato da sindacati e associazioni e con quello raggiungeranno Vicenza, pur rimarcando «posizioni ideologiche diverse rispetto ai partiti e ai sindacati».

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