Robe da pazzi: se il film woke è un fiasco la colpa è dei fascisti

La versione femminista de “I tre Moschettieri” di Dumas ha raccolto pochi euro nonostante il budget milionario. Ma secondo qualche solone il disastro commerciale sarebbe legato all’estrema destra

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Tre settimane fa è uscito nelle sale francesi il film “Toutes pour une”, ossia “Tutte per una”, di Houda Benyamina. Non si tratta di un’opera qualsiasi: parliamo della rilettura woke de “I tre Moschettieri” di Alexandre Dumas, con Athos, Portos e Aramis sostituiti da tre donne, di cui una maghrebina e una nera. Oltre 10 milioni di euro di budget e grandi aspettative, ovviamente. Il risultato? 13.660 spettatori. E la critica cinematografica ha letteralmente stroncato il film e le sue ambizioni care alla cultura del risveglio.

Ma il meglio deve ancora venire. Anziché fare mea culpa, qualche solone ha individuato i responsabili del disastro commerciale dell’opera woke: i fascisti. Non è una boutade, purtroppo: le associazioni dei registi (SRF) e dei produttori transalpini (UPC) hanno puntato il dito contro l’estrema destra per la presunta campagna denigratoria, invocando persino la censura dei commenti sulle piattaforme social.

“Ancora una volta un film francese viene attaccato dalla fasciosfera quanto si legge nel comunicato diramato nelle scorse ore. Il film woke di Houda Benyamina farebbe parte di un lungo elenco di opere vittime delle “offensive” estremiste: “Avviata subito dopo la messa online del trailer, la campagna è stata amplificata al momento della sua uscita, il 22 gennaio, ed estesa a tutte le piattaforme e i siti in cui è stato menzionato il film”.

E ancora, le emittenti tv e radiofoniche come C8 e RMC avrebbero “preso di mira il film in pseudo dibattiti che hanno denunciato il progetto senza sfumature né opposizioni”. Il risultato? Ecco la sparata più clamorosa: “Il risultato è stata una crociata coordinata in cui i media si alimentano a vicenda e dove insulti razzisti, grassofobi e sessisti competono con attacchi personali: sempre e solo lo stesso odio cieco, anonimo e disinibito”.

Ed ecco la richiesta di censurare i commenti negativi, come in un regime (quello sì fascista): “Diventa necessario trovare soluzioni tecniche per l'istituzione di un sistema di certificazione dei commenti e delle valutazioni degli spettatori, in grado di verificare che chi posta un commento su un film lo abbia effettivamente visto o, quantomeno, di informare i visitatori se ciò sia vero o meno”.

In chiusura, gli attori del sistema cinematografico francese hanno accusato l’estrema destra di incarnare “il nemico dichiarato della diversità culturale”: “Pervertono la libertà di espressione per servire il loro discorso di odio ed esclusione. Attraverso l'ostruzione delle libertà di creazione, programmazione e distribuzione delle opere, è la democrazia stessa ad essere presa di mira”. Si salvi chi può.

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