Un tempo saremmo rimasti incantanti dalle scene provenienti da Manchester. L'United, reduce dalla "scoppola" di Wembley, è stato accolto sotto la pioggia (e fin qui niente di nuovo per l'Inghilterra) da un popolo in festa che ha tributato loro il trattamento di solito riservato ai vincitori. É vero: i red Davilds hanno vinto il titolo, stracciando la concorrenza, ma è passato del tempo e nel frattempo quello che a loro interessava, era dimenticare la sconfitta di due anni prima a Roma.
Ma gli inglesi, in questo caso da strabenedire, non hanno guardato al titolo della Premier messo in cassaforte con qualche settimana di anticipo ma hanno pensato fosse giusto tributare ai loro eroi il trattamento che viene riservato a chi è abituato a battersi con onore, fino in fondo, senza risparmiarsi. Non solo. Ma in quella scena c'è anche un messaggio trasversale che vale come riconoscimento, pubblico e solenne, del valore dei rivali catalani usciti vincitori dalla finalissima di sabato scorso.
Come si può competere con questo alto e nobile senso dello sport? Dalle nostre parti solo un esempio resiste al paragone impegnativo. Ed è rappresentato dalla scena, strappa-lacrime di Marassi quando maturò il dramma calcistico della Samp precipitata in serie B per mano del Palermo. Fu allora che ammirammo, stupiti e in silenzio, la compostezza della curva doriana, con giovani donne e fidanzati impietriti dal dsolore, alcuni in lacrime, applaudire il capitano della Samp, Palombo che andava con le mani giunte a chiedere scusa.
Speriamo che ci sia un contagio e che altre scene dello stesso genere si possano moltiplicare. Ve lo immaginate Ancelotti e il suo Milan sul pullman per le vie del centro al ritorno da Istanbul, dopo la sconfitta col Liverpool?
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