Sonny Rollins è sempre il re del sax Piace e diverte il duo Veloso-Bollani

da Perugia

Fra le mille musiche di Umbria Jazz emergono di netto il clarinettista Gabriele Mirabassi, la seratona di Stefano Bollani e Caetano Veloso, lo sbalorditivo Sonny Rollins, l’elegante Charles Lloyd e la voce morbida di Cassandra Wilson.
Mirabassi suona uno strumento che nel jazz ha sofferto crisi ricorrenti. La linea dei sommi clarinettisti va da Johnny Dodds a Benny Goodman, da John La Porta a Jimmy Giuffre e ora a Gabriele Mirabassi. La sua capacità di sintesi fra jazz e musica accademica europea è attualissima; il suo odierno progetto «Canto di ebano» è di valore assoluto.
Si sapeva che l’accoppiata Bollani-Veloso avrebbe richiamato nell’Arena Santa Giuliana i 5mila spettatori delle grandi occasioni. Passano gli anni, ma non cessa il fascino della voce in falsetto di Caetano e del suo repertorio entusiasmante e struggente. Bollani, con il suo pianoforte di classe e la sua proposta «carioca» è stato perfettamente all’altezza.
Di Sonny Rollins, 78 anni, inquietava il ricordo del breve e opaco concerto dell’anno scorso. Ma «Saxophone Colossus» ritrova la potenza degli anni verdi. Fraseggio straordinario, assoli torrenziali, il fido trombonista Clifton Anderson gratificato di spazi ampi ma spesso stretto nell’angolo dalla straripante personalità del leader come ai bei tempi. Rollins ha suonato per due ore e un quarto filate, concedendo fra un trionfo di applausi, il celebre calypso Don’t stop the Carnival.
Una seconda giovinezza artistica sta vivendo il sax di Charles Lloyd con il suo jazz raffinato. Il suo quartetto è salito di tono con il contributo del pianista Jason Moran. Malgrado il concerto fosse a mezzanotte, gli intenditori hanno gremito la sala e hanno vivamente festeggiato la band.
A proposito di Cassandra Wilson, qualcuno ha avuto l’impressione che la vocalist si sia un po’ risparmiata, appoggiandosi sul suo sestetto (specie su Jonathan Baptiste, pianoforte, e Marvin Sewell, chitarra, solisti stupendi). Ma Cassandra è anche compositrice poliedrica con esperienze blues, folk e qualche eco di rock.

Perciò è abituata a intrecci meditati con i comprimari, inserendo sovente la voce come strumento fra gli strumenti. In questo modo diventa più evidente la sua levatura di erede autentica (e unica, oggi) di Billie Holiday ed Ella Fitzgerald.

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