«Sono pronto per un’altra Nazionale»

L’ex ct Lippi: «Il mio mondiale non è già dimenticato»

Caro Marcello Lippi, ha letto l’Equipe di fine anno? Nella squadra del 2006 ci sono ben cinque italiani e sono guidati da lei. Che ne pensa?
«Che questo attestato, unito alle 7 nomination per il Pallone d’oro, vale più di un riconoscimento solenne celebrato magari all’Eliseo. Fabio Cannavaro, il fantastico capitano, ha meritato i due trofei collezionati: ha fatto qualcosa più degli altri».
Ha pensato a come racconterà la grande avventurta al nipotino Lorenzo?
«Primo: aspetterei che diventasse un giovanotto maturo. Secondo: spererei che nel frattempo si appassionasse al calcio. Terzo: comincerei da una premessa che può sembrare banale ed è invece essenziale. È stata una cosa grande. E lo dice un allenatore che ha avuto la fortuna di vincere qualcosa anche con la Juve. Ma niente, scudetti o coppa dei Campioni, la coppa Intercontinentale, mi ha regalato l’emozione di Berlino. Anche perché è accaduto dell’altro».
Cioè?
«Del trionfo azzurro hanno gioito non solo i tifosi di calcio ma la gente comune, mai sfiorata dalla febbre del pallone. Le imprese in Germania hanno cementato un senso di appartenenza capace di capovolgere la caratteristica di un Paese diviso in tutto. Poi...».
Poi...?
«La notte di Dortmund quando uscimmo dallo stadio e guardammo in faccia i nostri connazionali che ci aspettavano con le bandiere sulle spalle dopo aver piegato la Germania a casa sua, capimmo che avevamo realizzato qualcosa di molto più grande di una semplice vittoria calcistica tra nazionali».
Il mondiale, dalle nostre parti, è stato celebrato per una settimana e poi dimenticato: è regolare?
«Io ho fatto invece una esperienza diversa. Forse perché sono uno dei pochi che non è tornato alla routine, ho avuto tempo per vivere in mezzo alla gente, ho frequentato università, scritto un libro, ho viaggiato. A Messina 750 studenti mi hanno accolto con il famoso “po-po-po-po”».
Caro Ct, ripercorriamo la cavalcata: quali sono state le mosse decisive?
«Io sono partito da una convinzione tecnica: mi son detto, ho una squadra forte, non la più forte, che può battersi contro chiunque. Poi ho scoperto che i veleni potevano diventare il cemento per formare un gruppo di granito. Se la pasta degli uomini fosse stata diversa, ci saremmo sfaldati alla prima partita lasciandoci travolgere dagli eventi. Abbiamo tirato fuori energie insospettate. A un certo punto ho avuto la sensazione che chiunque facessi giocare, il risultato non sarebbe cambiato...».
Addirittura...
«Vuole una riprova? Pensi a cosa è successo quando abbiam perso Nesta per infortunio e il suo sostituto, Materazzi, è stato squalificato. Dovevamo giocare contro l’Ucraina di Shevchenko. Due minuti prima di scendere in campo, Cannavaro, il capitano, ha preso da parte Barzagli, un debuttante e gli ha detto: “Dai che adesso ci andiamo a divertire”. Quando hai queste convinzioni puoi sollevare il mondo».
Il dopo Berlino non è stato brillante per Donadoni...
«Qui bisogna intervenire con la riforma del calendario di casa nostra. A Parigi, in settembre, abbiamo preso una bambola, d’accordo ma loro avevano 5 partite nelle gambe, noi neanche una».
Se l’aspettava la crisi del Milan?
«Ha avuto contro tutto: penalizzazioni, infortuni, pali, traverse. Troppo per non restare segnati».
E nel campionato sono in pochi a divertirsi...
«È un torneo anomalo con la squadra più forte, l’Inter, tallonata dalla rivale più accreditata, la Roma e dal Palermo che ha avuto uno splendido inizio».
Ma allora perché anomalo?
«Perché con la Juve in B e con Milan, Fiorentina e Lazio penalizzate, non è esattamente un campionato tradizionale».
Lo sa che all’Inter, Moratti per primo, se la prendono per questi giudizi?
«E invece dovrebbero essere soddisfatti per il loro primato, meritato. E per il fatto che questa volta vincono contro le piccole, la chiave di ogni successo tricolore».
Le piace l’idea della prova tv allargata in campo?
«Io sono un tradizionalista, vorrei evitare solo il gol fantasma».
Eppure senza la tv la finale di Berlino sarebbe finita in modo diverso...
«Interpretazione discutibile. Zidane è stato espulso a 7-8 minuti dalla fine, lui avrebbe tirato il rigore d’accordo ma Trezeguet l’avrebbe sbagliato comunque».


È vero che si prepara per Milanello?
«Io deciderò tra aprile e maggio quando le società, di solito, preparano i loro piani e lo farò sulla base dei programmi che mi saranno proposti. Finora non ho avuto contatti con nessuno. Non ho preclusione neanche per un’altra Nazionale».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica