«Sono un uomo da varietà e il teatro è la mia casa»

Che sia romano dalla testa ai piedi, nemmeno da dire. Che la piazza milanese, dopo due anni, lo riaccolga a braccia aperte con una riedizione aggiornata del suo spettacolo Di nuovo Buonasera, al Teatro Smeraldo dal 17 al 20 febbraio (info 02.29006767, www.smeraldo.it), non può definirsi una cosa anomala: perché Gigi Proietti è ormai un'icona nazionale dello spettacolo, e la sua romanità intelligente ci mette poco a farsi paradigma di un linguaggio non solo comprensibile, ma addirittura esaltante, per ogni platea tricolore. Lo strano, se poi strano può esserci, è che Gigi Proietti, razza pura di mattatore che ha ben pochi eredi, con Milano ha un rapporto intenso per sottili comprensioni reciproche. «Sono sempre salito a Milano per lavoro, il mio rapporto è stato quasi sempre utilitaristico, se così si può dire. A parte molti anni fa, quando stava fiorendo la città notturna sui Navigli e altrove, e giovani attori come me bazzicavano locali come l'Intra's Club o il Derby. A Brera incontravo Jannacci e Gaber. Certo, poi tutta la mia storia l'ho costruita a Roma. Però a me piace sempre ricordare quella lettera che il poeta romano Gioacchino Belli scrisse al collega milanese Carlo Porta, dal quale tra l'altro aveva preso l'idea di fare poesia dialettale. In essa Belli decantava i pregi di Milano, città rasserenante e dall'aria pulita. Oggi può far sorridere, ma è anche la prova che è la modernità che ci ha fregato». «Spesso mi chiedono se accetterei la direzione artistica di un teatro fuori Roma - continua l'attore -. Sulle prime mi dico: perché no? Poi però mi rendo conto che a Roma ci sto bene, e che non credo alle cariche da direttore in contumacia. Oltretutto al momento mi diverto dirigendo il Globe Theatre a Villa Borghese, dove allestiamo un cartellone estivo di cinque spettacoli rigorosamente shakespeariani. Sulle prime diffidavo della risposta del pubblico, e invece tutto fila alla grande». C'è poi lo spettacolo che arriva allo Smeraldo, partito nel 2007 al capitolino Brancaccio e che nella capitale ha conquistato il Biglietto d'Oro Agis-Eti con più di 170mila spettatori: un cast, tra attori, ballerini e musicisti, di 45 persone; un po' strano, considerando che lui, Proietti, è il simbolo del one man show. All’interno, Proietti ritaglia una dedica a Eduardo De Filippo: «E’ un atto unico - spiega -, un monologo paradossale». Oltre al teatro, Gigi Proietti ammette tentazioni «fuori campo»: «Sono un uomo da varietà, forse uno degli ultimi rimasti. La tv? Bè, quella generalista mi sembra che stia seguendo strade tutte più o meno urlate. Ho appena finito di girare una fiction divertente sul mondo delle truffe, dal titolo Il signore della truffa. Raiuno da anni mi chiede un ritorno al varietà, ma per ora ho un'idea vaga per un paio di speciali.

Il cinema? Ho un progetto da regista ma del quale non voglio ancora parlare». Settant'anni compiuti a novembre, Proietti non pensa ancora a far bilanci: «Bilanci esistenziali? Figuriamoci, io ne faccio di quotidiani, alla sera, ma poi prendo sonno e m'addormento».

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