Sotto la pioggia l’impermeabile c’è Ma non si vede

«Non piove, governo ladro» si dicevano scherzando ma non troppo gli addetti ai lavori della moda calati in massa ieri a Firenze per l'81sima edizione di Pitti Immagine Uomo. Fino a giovedì 13 gennaio 1140 espositori (cifra da Guiness dei primati) presenteranno a più di 23 mila compratori provenienti da oltre 100 Paesi del mondo le collezioni maschili del prossimo inverno. Intanto, però, l'implacabile bel tempo degli ultimi quattro mesi ha senza dubbio spinto stilisti e industriali a proporre qualcosa di veramente nuovo: l'abbigliamento a climatizzazione variabile. «Non c'è più la pioggia di una volta - spiega Renato Montagner, direttore creativo del marchio Pirelli PZero - adesso stai a secco per mesi e poi di colpo ti arriva addosso un inferno d'acqua che, altrettanto rapidamente se ne và».
Da qui l'idea di organizzare un evento intitolato Waterproof rain (letteralmente pioggia impermeabile) che ieri sera ha richiamato 700 persone nel Tepidarium del Roster, la meravigliosa serra costruita nella seconda metà dell'800 dentro al giardino dell'Orticultura. Qui l'artista malese Jo Ann Tan ha curato uno speciale allestimento con ombrelli alti tre metri e gocce di pioggia virtuali per presentare il concept di collezione sintetizzato da un semplicissimo trench Principe di Galles che all'interno nasconde una membrana poliuretanica a base di gelatina e le classiche cuciture termosaldate che garantiscono la massima impermeabilizzazione. «Neve e pioggia fanno la differenza per un marchio come Pirelli» conclude Montagner mentre Marco Boglione, amministratore delegato di Basic Net, l'azienda torinese che tra gli altri marchi controlla K-way, spiega che il team stilistico ha lavorato su un doppio mantra: «Let it's rain» (letteralmente «Lascia che piova») e «È bello sapere che c'è». Da qui il K-way di visone con fodera in neoprene stretch per lei, mentre per lui è in montone con trattamento antipioggia oppure nel solito leggerissimo nylon del celebre anorak impermeabile da avere sempre a portata di mano, in un inedito punto di giallo limone e con una fodera ultralight in piuma d'oca. Cucinelli lancia il piumino di cashmere con interno di nylon perché è convinto che questa ondata di rainwear sia prima un fatto culturale e poi climatico.
«Anche per il Nord Europa vogliono capi sempre più leggeri e performanti: non ci si può vestire e spogliare in continuazione solo perché fuori si gela ma dentro casa o negli uffici il riscaldamento va a mille» dice l'imprenditore-filosofo che nel 2011 ha registrato una crescita di fatturato del 18 per cento e che alla fine di aprile affronterà con prevedibile successo la quotazione in borsa. Da Helly Hansen, storico marchio scandinavo con sede a Oslo da oltre 130 anni, presentano il Coastal Parka, un capo realizzato in tessuto impermeabile e traspirante che utilizza la stessa tecnologia a membrana adottata per le cerate nautiche. «Abbiamo uno speciale rapporto con l'acqua - spiegano i portavoce del brand - il nostro primo tessuto waterproof è del 1877 e siamo gl’inventori del sistema d'abbigliamento a tre strati che è diventato lo standard mondiale per stare comodi, caldi e asciutti in ogni condizione». Non scherzano neppure da Allegri, griffe specializzata in rainwear e sportswear d'alta gamma fondata a Vinci nel 1971 e recentemente ceduta a un fondo d'investimento coreano. Con oltre 2.

000 tessuti sperimentali utilizzati nel corso del tempo per non parlare di forme, colori e soluzioni studiate dai più importanti stilisti del mondo, Allegri presenta modelli in lana e altre fibre naturali con trattamento al teflon sul capo finito. L'impermeabilizzazione c'è ma non si vede. Come la pioggia.

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