Il sottosegretario: «Uno tsunami ma io rimango al mio posto»

«Cinque minuti dopo l’avviso di garanzia ho dato le dimissioni nelle mani del premier, il governo le ha respinte. Quello che mi è arrivato addosso è stato un terremoto, uno tsunami personale» Esordisce così, Guido Bertolaso nel pubblico confronto televisivo a Ballarò che chiude la sua intensa giornata. E aggiunge: «Ora sono determinato nell’andare avanti. Devo affrontare le emergenze frane in Calabria e Sicilia, devo recuperare l’onore e la dignità dei miei uomini e delle mie donne. Tutti i giorni ci sono giornali che si divertono a spargere fango non solo su di me e la mia famiglia ma sulla struttura intera, come se fosse una consorteria di affaristi. Io ho fiducia nei giudici che stanno indagando su di me perché noi abbiamo solamente un valore da salvaguardare: la nostra credibilità. È quello che ho sempre detto ai miei collaboratori in questi anni: guai a voi se vi fate invischiare in qualcosa di poco trasparente. E anche quando il presidente Napolitano all’Aquila mi ha detto: “Fai attenzione, non ti fare girar dalla giacchetta da nessuno”, io gli ho risposto che da otto anni mezzo stavo facendo questo. Perciò quando mi sono reso conto che alla Maddalena si stava esagerando ho mandato via De Santis».
Era andato a dormire, sempre che abbia dormito, con la rinnovata benedizione del presidente Berlusconi («Guido Bertolaso è un galantuomo»). Ha concluso la sua lunga giornata, sempre che, dopo a riflettori spenti, si sia davvero conclusa, nello studio di Ballarò. Per spiegare le sue ragioni, in diretta, davanti alle telecamere di Raitre. Lasciato, momentaneamente, il maglione blu d’ordinanza, con cui siamo abituati a vederlo in azione tra frane, terremoti e incendi, Guido Bertolaso ha ieri affrontato, in giacca e cravatta, ma col solito piglio, la giornata politica della «sua» Protezione Civile.
Una giornata cominciata di buon’ora con un primo incontro a Palazzo Chigi ed entrata nel vivo, poco prima delle 11, quando il sottosegretario si è infilato al secondo piano di Montecitorio, nell’aula della commissione Ambiente, per rappresentare il governo nell’esame del decreto sulla Protezione civile. Bertolaso, al suo primo appuntamento istituzionale dal momento in cui è esplosa la bufera legata all’inchiesta sul G8, ha seguito i lavori dall’inizio alla conclusione, è intervenuto più volte, difendendo il provvedimento, e alla fine, dopo l’approvazione degli emendamenti del relatore e del governo, ha affrontato senza particolare tensione i giornalisti. Sono le 14.58 quando le agenzie battono la sua prima dichiarazione: «È andato tutto bene: la società per azioni - ha detto, commentando la soppressione delle norme sulla Protezione Civile Spa, contenute nel disegno di legge emergenze approvato dalla commissione -, era una struttura aggiuntiva, una struttura di servizio per rendere la Protezione civile quella vera più agile, più funzionale, più concentrata sulle attività di propria competenza. L’importante è che non sia stata e non venga cancellata completamente la Protezione civile. Punto». Sono le 15.57 quando le agenzie battono un’altra sua, inequivocabile dichiarazione, che in commissione parlamentare aveva rivolto ai suoi interlocutori: «Vorrei farmi subito interrogare, ma non so da chi. La procura di Firenze non è competente e sembra che i magistrati di Perugia non abbiano ancora le carte. Voglio subito chiarire la mia posizione. Sono sereno, ho spiegato al presidente del Consiglio di essere pronto a rimettere il mio mandato. Mi hanno detto di continuare a lavorare». In proposito il sottosegretario alle emergenze ha ricordato a Montecitorio che il ruolo di guida della Protezione civile «è molto delicato e non può rimanere vacante. Ieri per esempio, ha sottolineato c’era il pericolo delle frane, bisogna continuamente lavorare». Pochi minuti dopo incassa anche la solidarietà e la stima di Umberto Bossi: «Bertolaso va bene, è bravo». Ma la giornata è ancora lunga. Il capo della Protezione Civile è atteso a Palazzo Grazioli dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Nella residenza romana del premier, presente all’incontro anche il sottosegretario Letta, Bertolaso si tratterrà a colloquio per circa un’ora. Dopodiché di nuovo in auto per un altro appuntamento. Per entrare, a testa alta, nell’arena di Giovanni Floris.

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