Spalletti pesca il settebello e poi si scusa

Andrea Cuomo

La Roma settebello si diverte sul campo e costringe i cronisti a compulsare in maniera convulsa gli almanacchi alla ricerca dei precedenti di una simile goleada. E si deve tornare indietro parecchio, di quasi 44 anni: era il 27 gennaio 1963 quando la Roma riflò sette gol (a uno) al Mantova di Sormani. Per ritrovare un simile scarto bisogna girare ancora qualche pagina all’indietro e finire al 29 marzo 1959, quando i giallorosso trascinati da Da Costa e Selmosson stracciò 8-0 il Napoli. Altri tempi, altro calcio. Oggi come oggi fare sette gol tutti in una volta è roba insolita: l’ultima volta riuscì al Milan di Capello all’ultima giornata del campionato 1995-96, quindi più di dieci anni fa.
Insomma, val la pena stappare una boccia di quello buono. Anche se Luciano Spalletti, se è strafelice, non lo mostra più di tanto. E anzi, a fine partita attende giocatori e staff dei catanesi per stringer loro la mano e quasi scusarsi con gli occhi. Un gesto sensibile ma anche pratico, a sopire sul nascere eventuali propositi di vendetta da consumare nel girone di ritorno al Cibali. «Scuse? No, è un gesto che faccio ogni volta», ha spiegato pudico Spalletti, che ha poi però ammesso: «Stanno giocando un buon calcio, venivano da un buon momento, e ritrovarsi con un 7-0 sulle spalle e con il morale sotto i tacchi per loro è una novità». Poi l’analisi del match: «Loro erano arrivati carichi e sono stati sfortunati all’inizio, con l’episodio dell’1-0 e l’espulsione di Mascara. Ma hanno giocato costantemente con lo stesso atteggiamento, ci hanno sempre pressato, non ci hanno mai permesso di far girare la palla con tranquillità. Loro su palle inattive si rovesciavano in attacco, lasciavano soli Sottil e Stovini, ci lasciavano spazi e noi li attaccavamo. Ed è venuto fuori questo divario».
Tutto bene quindi. Ma attenzione a non farsi illudere dall’enormità del risultato: «Se oggi non sono emerse cose negative - avverte Spalletti - non importa, noi sappiamo che dobbiamo lavorare ancora su certi aspetti e sappiamo dove lavorare». Chiusura sulla prestazione di Totti: «Se non gioca bene la squadra, non fa prestazioni buone nemmeno lui. Serve sempre un atteggiamento di squadra».
Tra gli eroi di giornata c’è Simone Perrotta, alla sua prima doppietta in carriera in serie A. Ma non essendo il centrocampista della nazionale un individualista, il suo primo pensiero va subito al collettivo: «Il nostro segreto? Ci divertiamo. Da un anno giochiamo un buon calcio. Questo è un buon gruppo, ci troviamo bene anche fuori dal campo. Questa è una squadra che con umiltà sta capendo le sue potenzialità».
La Roma incassa anche i complimenti a distanza del tecnico dell’Inter Roberto Mancini, tecnico dell’Inter che vince sì ma con più difficoltà e quindi ammette: «Uno spettatore che non sia tifoso della Roma o dell’Inter probabilmente si diverte di più a vedere una partita della Roma. Loro sono abili nelle ripartenze e fanno le cose in grande velocità e hanno un’ottima rosa. Ma questo non significa che ritengo la Roma migliore dell’Inter».
La partita di ieri ha avuto purtroppo un contorno di incidenti. prima della partita due tifosi etnei sono stati feriti in largo De Bosis, nelle adiacenze dello stadio. Gli amici dei feriti hanno poi aggredito il conducente di un’ambulanza privata, che non si era fermato, pensando fosse il mezzo di soccorso chiamato attraverso il 118 dopo il ferimento di due loro amici, tifosi catanesi. Nel corso della partita all’interno dello stadio si sono verificate continue piccole scaramucce tra le due tifoserie.

E a fine partita la polizia ha invitato i circa 8mila tifosi siciliani a rimanere all’interno dello stadio fino al completo deflusso della tifoseria opposta e li ha poi scortati fino alle porte della capitale. Un furgone è stato dato alle fiamme nei pressi del Ponte Duca d’Aosta.

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