Varese - Umberto Bossi incontrerà lunedì nella sua abitazione di Gemonio il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, per discutere di una proposta della Lega per aiutare le imprese italiane ad uscire dalla crisi. Ad annunciarlo lo stesso Bossi, parlando a una festa della Lega a Pontida. "Lunedì - ha dichiarato Bossi durante il suo intervento - viene Tremonti a casa mia, la Lega ha una bella idea per salvare le nostre imprese prima che sia troppo tardi". Un’iniziativa che ha colto di sorpresa il viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli, presente a Pontida. "Non ne sapevo nulla, se mi convoca ci sarò", ha dichiarato Castelli, secondo il quale all’incontro potrebbe partecipare anche il ministro Roberto Calderoli.
Sul contenuto della proposta, il Senatur non si è voluto sbilanciare limitandosi a dire che sarà "semplice" e che ne parlerà con il ministro dell’Economia "in giardino, perché Tremonti non è un uomo di poltrone". Nel suo intervento il leader della Lega è poi tornato sulla decisione del governo di anticipare di un anno il pareggio di bilancio, sottolineando che "era necessario farlo per fare in modo che la Bce ci compri i titoli di stato". L’America ha pagato la globalizzazione con taglio rating Il Senatur ha quindi commentato la decisione di S&P’s di tagliare il rating sul debito degli Stati Uniti sottolineando che "la cambiale di Faust è arrivata all’incasso, l’America ha pagato la globalizzazione ed è saltata per aria: tanti anni fa eravamo solo in due, io e Tremonti, a dire che la globalizzazione era un pericolo".
Secondo il ministro delle Riforme, "la globalizzazione ha portato la finanza al potere al posto della politica, poi però quando è scoppiata la crisi, la finanza ha chiesto alla politica di salvare le banche". "Adesso - ha continuato il Senatur - bisogna dare agli stati, alla politica e alla democrazia più potere, perchè la finanza se fallisce non risponde a nessuno e fa solo grandi casini, dunque meglio la politica che risponde al popolo". Altro responsabile della crisi, secondo Bossi, è l’euro la cui adozione da parte dell’Italia è stato un "errore storico" in quanto "moneta forte in uno stato debole".
O meglio, ha precisato il Senatur, "forse noi al nord, in Padania, potremmo anche farcela con un moneta forte, ma il sud non ce la farebbe e rischierebbe di fallire". Come è accaduto "all’Irlanda che faceva le padelle e alla Grecia che non faceva un cazzo come il nostro Sud".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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