Arriva il "porno d'autore" che infiammerà Venezia

In "Canyons" del regista Schrader (presidente di giuria al Lido) il cast è all'altezza e la trama è perversa. Ma il risultato finale...

Arriva il "porno d'autore" che infiammerà Venezia

C'è un'icona della cultura pop internazionale, che twitta: «Il cinema è una forma d'arte morta. Sono arrivato tardi». È lo scrittore Bret Easton Ellis e, nonostante quel che pensa della settima arte, per la prima volta scrive un film e lo porta a Venezia. C'è un genio, che ha sceneggiato Taxi Driver e Toro scatenato, e che stavolta s'è letteralmente levato le mutande per mettere a loro agio i suoi attori porno: è Paul Schrader, al Lido da presidente di giuria e da regista (fuori concorso) d'un paraculo thriller sesso, droga e ironia, mescolati a Los Angeles. Poi c'è la solita LiLo, quella Lindsay Lohan capobanda delle cattive ragazze globalizzate e, a questo giro, fa concorrenza a Traci Lords, regina delle pornostar, armeggiando ubriaca e disinibita con il professionista dell'hard James Deen (sì, il nome di battaglia di Bryan Sevilla, nato a Pasadena, classe 1986, «deve» far pensare all'altro James ed è stato preferito a «Clint Cullingus»).

Insomma, l'evento speciale della Mostra veneziana, quello intorno al quale si galvanizzano talenti e celebrità, è The Canyons, sceneggiatura di Ellis, regia e produzione di Schrader, starring LL e il povero Deen, che pare non abbia capito bene il copione: tanto, non ci ha messo il cervello. «Volevo qualcuno che fosse nel ruolo, copulando con ragazze e ragazzi», spiega Ellis,i cui romanzi sono di casa sul grande schermo: da Meno di zero, divenuto Al di là di tutti i limiti (1985) con Robert Downey jr., a Le regole dell'attrazione (1987), passando per American Psycho (1991), con Christian Bale, i cineadattamenti del suo mondo violento,ossessivo e sessualmente psicotico, non si contano. E formano un genere a sé stante, nonostante i flop. Ora è il momento dell'esordio da sceneggiatore, dato che Bret da un anno recensisce film via twitter e il cinema morituro l'attira.

Il bello è che questo noir, preceduto da rogne produttive (microbudget: 90.000 dollari) e da mortificazioni niente male, come il rifiuto del Sundance e dell'SXSW, festival Usa di peso, parte con una domanda attuale: «Quand'è l'ultima volta che sei andato a vedere un film in sala?». Perché The Canyons, tra un crudo atto sessuale e l'altro - questo ha turbato l'intelligenza americana, che Schrader, stessa generazione di Scorsese, Spielberg e Coppola, si mettesse a battere il porno, come uno qualsiasi -, parla di cinema e della sua decadenza. Tant'è vero che Schrader il 2 agosto distribuirà il film negli Usa, contemporaneamente in poche sale scelte e su ITunes, in stile Netflix. Abile marketing, che solletica cinefili e guardoni con quest'annuncio: «In sale selezionate o nella privacy della tua stanza». Con riferimento a un'aura porca, godibile in solitaria. Stefano Dammicco, ex-patròn della Eagle ora a capo della Adler (aquila, in tedesco), nuova casa distributrice che importa il film da noi, già si frega le mani. Ma la storia, oltre i nudi frontali maschio/femmina? In cento minuti si racconta dell'edonista Christian (James Deen), viziato erede d'un fondo fiduciario paterno, che per avere ancora più soldi, mette in piedi un film, affidandone il progetto all'amico Ryan (Nolan Gerard Funk). Il quale, però, se la intende con la ragazza di lui, Tara (Lindsay Lohan), furba ex-modella,riciclatasi come insegnante di yoga. Solo che Gina (Amanda Brooks), assistente di Christian, pure lei desidera Ryan. E quando Christian scopre la tresca, perde la testa e inizia un valzer sadomaso: giochi crudeli, fiumi di droga e sangue, sesso estremo.

È il microcosmo di Ellis: nessuno teme il domani, tutti sono rapaci e una tirata di coca tira l'altra. «Siamo provocatori. James è una star adulta e Lindsay è un magnete mediatico. Non siamo andati alla cieca», dice Schrader. E il rifiuto del Sundance? «Il Sundance? Ammette 10.000 film e forse di 6-7 senti parlare e 3-4 fanno soldi. Comunque vadano le cose, ci ho già guadagnato».

Venezia, insomma, che non ha mercato, ma fama mediatica, è la ribalta giusta per The Canyons. Chi lo giudica cheap, perché va su Internet e chi l'aspetta per giudicare se le acrobazie di LiLo&Deen sono davvero d'autore, o porcate come altre.

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