Celentano e la Oxa della Turci: le hit di Sanremo sono le cover

I big rileggono i vecchi successi e scaldano il teatro Ariston. Convincono Ermal Meta con Modugno e Samuel coi Nomadi

Celentano e la Oxa della Turci: le hit di Sanremo sono le cover

Pronti, via: la serata musicalmente più imprevedibile del Festival inizia dopo la proclamazione degli ultimi due finali tra i giovani (Maldestro e Lele). Luci sul palco con Maria De Filippi e Carlo Conti seduti sugli scalini che parlano dei loro ricordi d'infanzia. Poi tocca ai ricordi di tutti, ossia al Piccolo Coro dell'Antoniano di Bologna che fa cantare tutto l'Ariston con superclassici tipo Volevo un gatto nero o il Valzer del moscerino. Poi iniziano le danze vere. Chiara arriva con Mauro Pagani che suona il bouzouki e poi il violino in una versione azzeccata di Diamante di Zucchero. Poi Ermal Meta rilegge il Modugno di Amara Terra Mia prima che Lodovica Comello, vestita quasi di bolle quasi come Mina, si circonda di cinque ballerini per Le mille bolle blu. Ma è Al Bano il «breaking point» della prima parte: la sua Pregherò di Celentano (cover di Stand by me di Ben E. King) sa di bianco e nero e soul ma è sottotono. Però applausi. Per tutta la serata va in scena una enciclopedia del nostro pop d'autore. Fiorella Mannoia, calibratissima anche nelle prove del pomeriggio, rivolta il De Gregori di Sempre e per sempre a modo proprio mentre Alessio Bernabei, assai zoppicante nella prima serata, porta in scena i dubbi di Un giorno credi di Bennato. Riuscita a metà.

Intanto arriva la finestra di Crozza, sempre più modello Ballarò. Prima appare nei panni di Papa Francesco espertissimo di musica: «Nella Chiesa si litiga come nei Subsonica». Poi torna se stesso e riassume gli ultimi 6 anni di politica vista attraverso Sanremo: «Anche in politica ci sono le cover, il governo Gentiloni è la cover del governo Renzi che è la cover del governo Renzi che è la cover di Berlusconi che a sua volta è la cover di Rocco Siffredi». Bravo ma basta politica, please. Molto più originale, c'è da dirlo, L'emozione da poco di Anna Oxa rifatta da Paola Turci in grandissima ascesa qui al Festival. Cover azzeccata, look sensuale, podio vicino. Gigi D'Alessio con Danilo Rea al piano è stato stellare nell'arrangiamento de L'immensità di Don Backy, qui resa già in complicato 5/4. Poi tocca a Mika, applauditissimo, che prima scherza con l'orchestra e poi esegue un medley di suoi brani (Grace Kelly, Good Guys e Boum Boum Boum) e infine fa sul serio con il George Michael di Jesus to a child. Piccolo gioiello.

A dire il vero, anche Francesco Gabbani è molto più convincente nella cover di Susanna di Celentano che nel suo brano in gara visto. E se ogni blocco di cover è inframezzato dagli ospiti di «Tutti cantano Sanremo» (da Alessandro Gassmann ad Annabelle Belmondo e Anouchka Delon che cantano Nel blu dipinto di blu e L'italiano), una delle migliori cover della serata (già in prova) è quella di Elodie alle prese con il Cocciante struggente e disilluso di Quando finisce un amore. Una resa più convincente della Se tu non torni (Bosè) di un sempre più spaesato Michele Zarrillo e forse anche di un Signor tenente che funziona più come giusto omaggio a Faletti che come trampolino di lancio per Masini. Merito a Samuel che ha recuperato i Nomadi minori di Ho difeso il mio amore e li ha resi splendidamente in tre minuti con pianoforte e batteria. A dirla tutta, anche Vorrei la pelle nera di Nino Ferrer interpretata da Sergio Sylvestre è più convincente del suo brano in gara mentre Fabrizio Moro rilegge La leva calcistica della classe '68 (ancora De Gregori) senza aggiungere nulla di nuovo. Michele Bravi, amatissimo sul web e molto determinato nel difendere il suo brano in gara dalle critiche, ha scelto una La stagione dell'amore di Battiato che trova una (bella) nuova vita.

Infine, ed è già mezzanotte abbondante, arrivano Luca e Paolo giusto prima del piccolo torneo tra eliminandi, i 6 cantanti a rischio valigie per casa: Ron, Raige e Giulia Luzi, Bianca Atzei, Clementino, Giusy Ferreri e Nesli con Alice Paba. A loro niente cover ma ripetizione del brano in corcorso. Tempi lunghi, lunghissimi, quasi dilatati in attesa della classifica finale delle cover che arriva oltre l'una di notte alla fine di una serata nella quale Conti e De Filippi hanno trovato davvero il ritmo giusto, diventando una macchina che non va più fuori giri.

E se la scaletta della serata non ha rispettato gli orari (come sempre), le cover hanno fatto il loro preciso dovere, diventando da domani sulle piattaforme digitali un altro modo per fare conoscere agli adolescenti la musica che ha fatto l'Italia della canzone.

Dopotutto, proprio come è accaduto due anni e mezzo fa a Nek con Se telefonando, a questo giro anche le cover di Paola Turci o di Gabbani potrebbero diventare i successi della prossima stagione. Vedremo.

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