Giovanni Ciacci rifiuta le scuse di Freccero

Dopo l’intervista del direttore di Rai2 e la promessa di querela dello stylist, Ciacci è ospite di “Pomeriggio Cinque” e ricostruisce le circostanze della causa legale con la Rai

Giovanni Ciacci rifiuta le scuse di Freccero

Mi stanno facendo del male”: così Giovanni Ciacci sta vivendo la querelle con Carlo Freccero e la Rai. Tutto è iniziato quando il direttore di Rai2 ha concesso un’intervista al Fatto Quotidiano, nella quale si è lasciato scappare che Ciacci ha mollato Detto Fatto perché “ha avuto una condanna” in un’inchiesta che coinvolge la televisione pubblica.

Queste parole non sono piaciute a Ciacci che, poche ore dopo, ha pubblicato su Instagram un post di chiarimento e ha promesso di voler passare alle vie legali nei confronti di Freccero. Ma non finisce qui. Il costumista è stato ospite di Pomeriggio Cinque e a Barbara d’Urso ha fornito la sua versione dei fatti.

Sono stato intercettato – spiega Ciacci – e anche indagato, seguito dalla polizia per due anni. Io facevo all’epoca il costumista, e avevo fatto una commedia di Edoardo con Massimo Ranieri e Mariangela Melato. Il vestito finale di Mariangela Melato, il vestito di pizzo rosso, ricordati bene questo particolare, è stato preso da un modello di Gattinoni, la casa di moda per la quale lavoravo”.

Questo vestito – prosegue lo stylist – viene fatto su questa stoffa con quel modello là. Quindi io, a fine riprese del film, chiedo di poter portare questo abito ad una mostra di Gattinoni sulle dive della televisione, dove c’era un grande omaggio a tutti gli abiti realizzati per la tv. E guarda caso, questa mostra era patrocinata dalla Rai”.

Giovanni Ciacci: “Da Freccero neanche una telefonata”

Sarebbe nato lì il caso che ora lo vede protagonista. Non contento, Giovanni Ciacci spiega come ha saputo dell’indagine sul suo conto.

Dopo cinque anni – ricorda – che io inizio a fare televisione e sono un po’ più nell’occhio del ciclone, mi arriva una telefonata: ‘Guardi, lei è indagato per ricettazione’. E io dico: ‘Come scusi, indagato per ricettazione?’. ‘Sì, perché ha portato l’abito dalla sede Rai di Napoli ad una mostra. Perché non aveva una bolla d’accompagno’”.

Da questa circostanza è sorta l’inchiesta sul suo conto. Quando la D’Urso gli ha chiesto di accettare le scuse di Freccero, la reazione di Ciacci è stata molto più netta.

Dopo aver rivelato che il direttore non si è degnato di fargli nemmeno una telefonata, ha usato una singolare metafora. “Che si fa a una persona? – accusa lo stilista – Gli si spara, poi, e dico: ‘Oh, ho sbagliato a sparargli?’”.

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