I classici sono rivoluzionari. Parola di Ordine

Lo splendido paradosso di un libro fatto per esortare a leggere altri libri

I classici sono rivoluzionari. Parola di Ordine

Un libro per esortare a leggere libri è, di per sé un paradosso: se uno non legge libri, non leggerà nemmeno questa esortazione; se uno viceversa li legge, questa esortazione non gli sarà necessaria. Scrivere un libro simile comporta dunque una consapevole assunzione di responsabilità. La sua forza sta (o non sta) tutta nella sfida che il suo gioco nasconde, ed è di tale sfida che il lettore avveduto deve andare a caccia. È il caso di questa nuova pubblicazione de La nave di Teseo: Classici per la vita di Nuccio Ordine (pagg. 280, euro 15). In apparenza, nulla di più semplice. Prendi una rubrichetta dedicata ai classici che tieni da anni sul magazine del Corriere, la trasferisci in un libro, preceduta da una buona introduzione, ed ecco un libro utile soprattutto per gli insegnanti, pieno di parole utili e di testi a uso di una delle categorie più tartassate di questo Paese. Una specie di timone robusto, pratico e ricco di idee per aiutare chi ogni mattina deve attraversare un oceano in tempesta.

La piccola antologia, da Accetto a Zweig passando per Machiavelli e Rabelais, è splendida e testimonia, se ve ne fosse bisogno, della grande erudizione dell'autore, ben riconosciuta in tutto il mondo. Nuccio Ordine appartiene a quella schiera di italiani -per fortuna ben più ampia di quanto le nostre cronachette ci vogliano far credere- che fanno bello il nome del nostro Paese. Una schiera formata perlopiù da scienziati, ma della quale fa parte, , anche qualche umanista.

L'introduzione è semplice e persuasiva, e verte su due punti. Il primo, più palese, riguarda l'insostituibilità dei Classici nel processo formativo di un giovane di oggi. Senza trarre nutrimento da ciò che ci viene dal passato, sarà ben difficile che il tempo presente si trasformi in un futuro roseo.

Ma il secondo punto, più obliquo, è in realtà anche il più interessante perché è quello che situa il libro, nella sua apparente semplicità (ma anche con tutta la forza del suo paradosso) nel cuore di una sorta di Faglia di Sant'Andrea in cui si trova oggi la nostra civiltà. Per capire questo secondo punto è necessario ricordare che noi, contrariamente alle apparenze, per default non diciamo esattamente quello che pensiamo, ma quello che ci è concesso di dire (e di pensare) da una forza che tutto il pensiero umano ha cercato di comprendere dandole nomi diversi: Fato, Intelletto Agente, Necessità Storica, Lingua, Divisione del Lavoro, Morte di Dio - possiamo chiamarla in modi diversi (tranne uno: Dio). Uno scrittore che, nell'esercizio del proprio lavoro, non si rendesse conto di questo sarebbe un ben misero scrittore. L'importanza della persona umana, sta nella sua capacità di opporsi a questa forza, guardandola in faccia, riconoscendola. E anche questo si può fare, ma sempre a determinate condizioni: anche nel momento del suo massimo fulgore, l'uomo resta fragile.

Classici per la vita ci ricorda qual è il vulcano sul quale siamo seduti. La macchina produttiva, che Marx descrisse nel suo stato nascente, ha avvolto tutto fino a renderne impensabile la vera natura. Ordine ci ricorda che la lettura di un classico non serve per superare un esame, ma perché ci aiuta a incrementare la nostra umanità.

Dietro questa esortazione si avverte però un'inquietudine, forse un velato allarme: siamo ancora in grado di stabilire un nesso sano tra la lettura di un classico e l'edificazione della nostra personalità di uomini del XXI secolo? Perché proprio questa è la posta in gioco: la costruzione della personalità umana, o se vogliamo del senso della Finitezza: che è il grande lascito della nostra civiltà.

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