Tra gli arcani maggiori, Emilio Villa sarebbe il Matto, il Fool, il puro folle, il buffone, «Le Bouffon», diceva lui, quello che tra pernacchie e campanelli pronuncia la verità, «l'Akrobate», che sta tra fuoco e capriola, pirouesse e pyromane, scrive il poeta, stratega di neologismi. Proteiforme, poligrafo, Emilio Villa è il Caos della letteratura italiana: anche quando credi di averlo recintato in un libro penso all'Opera poetica edita da L'orma nel 2014 o al micidiale catalogo Emilio Villa poeta e scrittore stampato da Mazzotta nel 2008 egli è altrove, si dilegua, fugge, incenerito dal proprio inarginabile genio. Di fatto, di Villa, ora, trovate quasi nulla in libreria, l'arcano saggio sull'Arte dell'uomo primordiale (stampa Abscondita), la personale versione dell'Odissea, edita da Feltrinelli, e stop.
Del Villa biblista eretico «La bibbia è la storia del dolore e della miseria di un popolo come smarrito nelle aule della propria memoria immaginaria, resistente in una proiezione di attesa senza fine», ha scritto , ad esempio, solitario miniatore di traduzioni straordinarie, da Genesi al Cantico dei Cantici, non resta che l'ombra di qualche manoscritto perduto; il poeta, poi, esagerato inventore di linguaggi, idolatra del verbo, è pressoché leggenda. Emilio Villa è un mostro, ecco, Idra dai moltiplicati interessi, artista, scrittore, fondatore di riviste, critico d'arte nel 2008 Le Lettere ha ristampato Attributi dell'arte odierna, memorabile repertorio edito da Feltrinelli nel 1970, ora scomparso che preferì la latitanza presso piccole, preziose edizioni d'arte, scampando alle mode, scappato dallo scaricabarile della posterità. Per questo, Villa è l'autore sempre vergine e sempre sorprendente. Rimangono i piccoli editori a rischiare e a raschiare tra le catacombe dell'opera del folle: nel 2017 De Piante Editore ha pubblicato, in copia di pregio, l'invettiva La danza dei cadaveri. La fiera dei venduti, ora Argolibri scopre I Tarocchi di Emilio Villa, florilegio poetico intitolato Rovesciare lo sguardo, con apparati importanti (oltre all'introduzione di Aldo Tagliaferri, villologo máximo, è necessario lo studio in appendice di Bianca Battilocchi; pagg. 148, euro 15,00). Siamo, come di norma, nell'anormale, nella villania lirica di Villa, coagulo di taccuini, blasfemia di manoscritti, Ophis Magna serpente/drago primordiale che conduce all'Opus Magnum degli alchimisti (come c'induce, foneticamente, a giocare la Battilocchi). Ed eccolo lì, Villa, il folle, che vaga tra Lascaux e Duchamp, raffina, forgiando una nuova Babele, il linguaggio fino alla sua sublimazione: dal piombo verbale al vento. Opera che significa estinguendosi, quella di Villa, perimetrata sulla neve. La chiave per sconfiggere la burla cioè, la verità la troviamo forse nei «Tarots du Labyrinthe»: «quante e quali sono le carte con cui si ESCE dall'impasse, dal labirinto?», domanda il poeta, regicida delle risposte, magnificatore di enigmi. Les égouts de l'éternité: così Villa descrive il labirinto. La fogna dell'eternità.
Dal
labirinto, in verità, non bisogna uscire, ma capire da che porta aggredirlo; il mondo non è che un castello di carte. Chiamate questo libro un eserciziario per matti, la mattanza del giorno grigio, il carnevale permanente.
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