L'Italia massacrata dalla pandemia. E i vip se la spassano all'estero

Dubai, Sharm el-Sheikh, Istanbul: gli influencer italiani promuovono le mete estere mentre il turismo in Italia muore. Un po' è anche colpa di Speranza

L'Italia massacrata dalla pandemia. E i vip se la spassano all'estero
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In Italia i commercianti, i ristoratori e gli imprenditori scendono in piazza per chiedere la dignità del lavoro che è stato sottratto loro oltre un anno fa. Chiedono di non morire e non di vivere con i sussidi, l'elemosina che lo Stato può attualmente erogare. Vogliono tornare a sostenere le famiglie con le loro forze dopo un anno di chiusure forzate nel pieno rispetto delle norme imposte dai governi per il contenimento dell'epidemia. Poi ci sono loro, i sedicenti influencer, giovani e giovanissimi che adducendo motivi di lavoro volano all'estero e dalle mete esotiche condividono serate in ristorante, panorami mozzafiato e tutto ciò che ai poveri cretini come noi che rispettano le regole è al momento vietato.

All'estero "per lavoro"

Non siamo certo qui a fare nomi, le liste di proscrizione le lasciamo ad altri. Ma basta scorrere un po' i social per vedere i volti noti che si abbronzano al sole della Turchia, che sfoggiano improbabili mise quanto meno audaci nei ristoranti di lusso di Dubai. Spiagge caraibiche e sorrisi a favore di telecamera. Possono farlo? Sì, perché l'Italia è da sempre il Paese del "fatta la legge, trovato l'inganno". Ufficialmente nelle loro autocertificazioni dichiarano di essere all'estero per lavoro. Quale? Guai a chiederlo, soprattutto alle signorine, perché potrebbero offendersi. Alcune si definiscono influencer in viaggio per realizzare presunte campagne promozionali. Per quale brand? Non si può dire, nei contratti esclusivi da solo firmati c'è la clausola di segretezza.

La gestione creativa di Speranza

Non ci sarebbero in Italia location adeguate nel caso sia vero che queste influencer siano all'estero per effettuare shooting fotografici? Il dubbio è lecito, visto che il nostro Paese ha un patrimonio artistico e paesaggistico che il mondo ci invidia. Invece no, meglio sponsorizzare le mete estere e dare così la mazzata finale al turismo italiano, in ginocchio per la crisi e non certamente supportato dalle decisioni, a tratti incomprensibili, del ministro Roberto Speranza.

Sì, perché in Italia abbiamo la gestione creativa della pandemia. Se in zona rossa non ci si potrebbe nemmeno spostare dalla propria abitazione, è però concesso raggiungere l'aeroporto per volare all'estero. Logico, no? Accortosi della cantonata, chiamiamola così, il "ministro della Speranza" (così come lo chiamò qualche settimana la giornalista del Tg1) ha avuto la brillante idea di introdurre la quarantena come deterrente. Speranza perduta, diremmo noi, soprattutto per i tantissimi operatori del turismo con le pezze al ... Continuate voi, noi non possiamo.

La crisi in Italia e gli sponsor all'estero

Quindi, se da un lato ci sono gli influencer che fanno promozione alle mete turistiche estere mentre i nostri albergatori, ristoratori e tutto l'indotto muore di fame, c'è chi dichiara candidamente di trovarsi all'estero per coltivare i propri "progetti di vita". Lavorativi? Sentimentali? E chi lo sa. A una che risponde così, che si vuole obiettare? Si alzano le mani in segno di resa e si va avanti senza indagare oltre.

L'impressione è che, mentre pochi viaggiano per effettivi impegni professionali, gli altri se la siano semplicemente "data" con le scuse più ardimentose.

Ecco, magari sarebbe meglio evitare di sbattere in faccia al proprio Paese, dal quale vigliaccamente si è scappati, la bella vita che più o meno lecitamente si svolge. Perché oltre a essere di cattivo gusto per i motivi sopra citati, è anche volgare.

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