Il lato oscuro del sapere classico

Premonizioni, interpretazione dei sogni e fantasmi al servizio degli dei

Il lato oscuro del sapere classico

Nel sesto secolo a.C., il re della Lidia, Creso, aveva inviato dei messaggeri a sette oracoli, perché facessero nello stesso giorno e ad ognuno di loro l'identica domanda: «Cosa sta facendo oggi il re della Lidia?». Neanche i messaggeri conoscevano la risposta. Cinque degli oracoli fallirono la prova; il sesto sbagliò di poco, e fu molto apprezzato. Solo Delfi diede la risposta giusta: il re della Lidia stava cucinando; per l'esattezza, stava facendo bollire un agnello e una tartaruga in una pentola di rame. Questo è solo uno dei moltissimi aneddoti raccontati ed esaminati in Parapsicologia nel mondo antico da Eric Dodds, regius professor ad Oxford, studioso di Euripide e Platone e già autore de I Greci e l'irrazionale, il quale nel 1971 decide di pubblicare un fascinoso saggio sui fenomeni paranormali nell'antichità (Mimesis, pagg. 200, euro 12, traduzione di Elio lo Cascio).

Dodds, che si definiva un «razionalista incurabile», riteneva Edgar Allan Poe il «responsabile» dei suoi interessi parapsicologici e sapeva bene che l'uomo è un bruto a cui la sofistica ha solo insegnato a giustificare, di fronte a sé stesso, la propria brutalità, e affiancava allo studio delle tematiche paranormali anche un'esperienza diretta: come esperimenti di ipnotismo e telapatia e sedute con dei medium, tra cui i celebri fratelli Schneider di Monaco. Nel saggio, Dodds racconta il lato oscuro del mondo antico: come alcuni episodi di trance della discussa e temuta Pizia che, secondo Plutarco, una volta cominciò a parlare con la voce roca e a gettarsi da una parte e dall'altra come posseduta da uno spirito maligno, per poi precipitarsi fuori dal santuario urlando, e morire pochi giorni dopo.

Una sezione di speciale importanza è occupata, naturalmente, dai sogni, che Democrito spiegava come «effetto della penetrazione, attraverso i pori del sognatore, delle immagini emesse da ogni sorta di oggetti e specialmente dalle persone viventi». I sogni, dice Plutarco, sono «gli oracoli più antichi»: e non a caso gli onirocriti, cioè gli interpreti di sogni per professione, facevano parte dell'establishment egiziano ed erano ritenuti così importanti che il re assiro Esarhaddon, nel VII secolo a.C., ne fece rapire alcuni per deportarli in Assiria; un po' come i Russi che, ricorda Dodds, nel 1945 rapirono gli scienziati tedeschi. Gli onirocriti esistevano anche Grecia, sia nel mondo omerico che nel quinto secolo. E gli Ateniesi tentavano di «stornare» con la preghiera o il sacrificio un sogno, nel caso fosse negativo: Teofrasto, nei Caratteri, ricorda che l'Uomo Superstizioso, ogni volta che sogna, corre dagli onirocriti per chiedere a quale dio sacrificare.

Ai sogni si affiancano però vari altri fenomeni: come lo scrying o «cristallomanzia», come la definivano i libri bizantini di magia, che consiste nel «guardare a lungo qualcosa di traslucido o rilucente per vedere immagini allucinatorie in movimento dentro l'oggetto stesso». Un metodo simile è quello di utilizzare come specchio un recipiente pieno d'acqua: come un ragazzo che, racconta Varrone, pare fosse riuscito a prevedere e descrivere in un poema di 160 versi il corso della futura guerra Mitridatica guardando nell'acqua un'immagine - o un fantasma - di Mercurio.

O come la levitazione, che nell'antichità era attribuita ai saggi indiani, a Giamblico e persino a Gesù, ma poteva avere anche dei risvolti molto rischiosi: l'eretico montanista Teodoto, ad esempio, cadde per terra e morì; Simon Mago, invece, se la cavò con una gamba rotta.

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