Mentre It, il film tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King (per l'occasione in una nuova edizione italiana per Sperling & Kupfer) sbanca i botteghini del cinema, le serie televisive trovano sempre più ispirazione in quelle ambientazioni da brivido horror che sembravano relegate agli anni '70. Anche l'editoria, dopo la saturazione del fantasy e la sovrapproduzione di titoli gialli e thriller, sta rivalutando il genere horror.
Mondadori ha appena pubblicato la pregevole edizione-grimorio dedicata ai racconti di H. P. Lovecraft collegati al Necronomicon, libro redatto nell'VIII secolo a Damasco da un pazzo yemenita contenente la storia dei Grandi antichi e le parole per invocarli. È un libro maledetto, inventato dalla fervida fantasia di Lovecraft (Mondadori Oscar, pagg. 640, euro 25), mentre per il Saggiatore è in libreria Nottuario di Thomas Ligotti. Ligotti è una delle firme più autorevoli dell'horror contemporaneo, tanto da essere stato incluso, unico scrittore horror vivente, nei «Classici» della casa editrice americana Penguin con un volume che raccoglie le sue due prime antologie (Songs of a Dead Dreamer e Grimscribe: His Life and Works). Una notorietà mondiale che Ligotti ha acquisito anche per essere stato «citato» parola per parola da Nic Pizzolatto nei dialoghi del serial televisivo True Detective. In realtà le opere sono presenti in Italia già dal 2008 nel catalogo di Elara - casa editrice di Armando Corridore, tra i massimi esperti del genere horror - che ha scoperto Ligotti e ha curato e pubblicato i suoi Canti di un sognatore morto e Lo scriba macabro. Agli autori citati, ci racconta proprio Corridore, si aggiungono due nomi rilevanti pubblicati dalla casa editrice milanese Hypnos: un'opera di Ramsey Campell, L'ultima rivelazione di Gla'aki e alcuni lavori di Laird Barron, autore tra i più apprezzati nei paesi anglofoni; il primo ispirato a Lovercaft e il secondo, invece, anche egli ispiratore di Pizzolatto.
L'horror ligottiano ha un connotato evolutivo rispetto all'horror sovrannaturale perché la realtà è fenomenologicamente l'orrore stesso. L'orrore non viene più dall'esterno e nemmeno dai turbamenti esistenziali dell'uomo freudiano, ma è la realtà quando la guardiamo «dis-velata», nella sua crudele e ironica insensatezza. «Possiamo sfuggire all'orrore soltanto nel cuore dell'orrore»: così scrive Ligotti proprio in Nottuario, che prosegue la raccolta delle storie uscite su riviste amatoriali dal 1981 al 1994.
A questo rifiorire dell'horror si affianca oggi, come ci spiega Corridore, la rinascita della letteratura Weird: la cosiddetta New Weird che si riallaccia ai Weird Tales, i racconti americani di grande diffusione tra il 1920 e il 1930. Racconti horror ma con un maggiore tono grottesco e una sottile rassegnazione all'ironica crudeltà delle cose. Libro fondamentale nello sviluppo del genere è La città dei Santi e dei folli di Jeff VanderMeer, che Elara ha appena pubblicato (pagg. 448, euro 18,50): ambientato ad Ambergris, luogo caleidoscopico e labirintico, lontano ma non troppo nel tempo, in cui lo scrittore americano orchestra la sua opera come un insieme di scritti autonomi che concorrono a un'unità di scenario, sul modello di grandi classici della fantascienza come Cronache marziane di Ray Bradbury e City di Clifford D. Simak.
Così può evocare Ambergris attraverso una molteplicità di punti di vista e di stili, persino attraverso differenti caratteri tipografici, sino a tracciarne le coordinate horror di ombre evocate, da Kubin a Lovecraft, da Borges ai giornali di bordo bouganvillei, sino alle Storie naturali di Plinio, vicine ai miti più ancestrali. Tra antichi spettri e nuovi Altrove, tra l'iperbolico e il grottesco, fotocopia del nostro vivere quotidiano.
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