"Sono nati per avere successo": la verità sui Maneskin

È uscito Maneskin. Italian Rock 2.0 (Diarkos editore) il libro scritto dalla giornalista ed esperta musicale Patrizia De Rossi. Un volume che racconta in maniera inedita la loro storia

"Sono nati per avere successo": la verità sui Maneskin

Dai concerti per strada, al successo planetario. Solo quattro anni ci sono voluti per i Maneskin, partiti da Monteverde a Roma, per raggiungere ogni parte del globo. Una storia che rende noi italiani orgogliosi, che meritava di essere raccontata. Lo ha fatto la giornalista Patrizia De Rossi, nel libro Maneskin. Italian Rock 2.0 (Diarkos Editore). Grande esperta musicale e autrice tra l'altro di molte biografie dei grandi del rock, come Bruce Springsteen, Patti Smith e Ligabue. Un libro che ricalca gli inizi della band, e lo fa con le voci di chi li ha conosciuti sui banchi di scuola o nei concerti improvvisati il sabato pomeriggio a via del Corso, a Roma, quando ancora non erano le superstar che oggi conosciamo. Un raccconto che li mostra con e senza lustrini come ci dice l'autrice nella nostra intervista.

La prima domanda che vorrei farle è perché ha deciso di scrivere un libro sui Maneskin ma la risposta sarebbe ovvia, allora le chiedo cosa meritava di essere raccontato di loro?

“La storia di una grande passione e di un grande sogno, la determinazione, l’umiltà e la volontà con cui lavorano ogni giorno per raggiungere i loro obiettivi. Sono quattro ragazzi di vent’anni che stanno vivendo una favola, ma se la sono andata a cercare e se la stanno costruendo pezzo per pezzo”.

Per arrivare al successo ci vogliono molte componenti, bravura, a volte bellezza, talento, e anche fortuna. Ma cosa ci vuole per arrivare al successo globale in soli quattro anni?

“Una grandissima voglia di mettersi in discussione per migliorare giorno dopo giorno, la fiducia in quello che fanno e una enorme professionalità”

Lei che ha conosciuto amici dei ragazzi e i loro compagni di scuola, cosa le hanno raccontato di curioso? Che tipi erano i Maneskin?

“Bravi ragazzi, educati e fondamentalmente semplici, praticamente l’opposto di come appaiono sul palco”

Nella loro carriera hanno fatto scelte anche coraggiose, hanno lasciato la loro manager storica, ad esempio, un salto nel buio che pochi avrebbero fatto all'apice del successo. Sono baciati dalla fortuna o sono nati per avere successo?

“Credo che siano nati per avere successo, la fortuna ti aiuta fino a un certo punto, poi se non hai una solidità artistica, se non hai quel ‘fattore X’, non arrivi nei talk show televisivi più importanti d’America e a suonare per i Rolling Stones”.

La loro sembra una storia solo di grande successo, nessun periodo buio?

“Più che periodi bui parlerei di allontanamento dalla scena per andare a ‘studiare’ a Londra, una cosa che si è rivelata fondamentale e che ha contribuito in maniera determinante al salto di qualità che hanno fatto”.

Cosa fa impazzire dei Maneskin all'estero?

“Il fatto che siano italiani, popolo da sempre identificato all’estero con pizza mandolino e O sole mio, che siano belli, eleganti e... sfrontati”.

Parliamo del look, esagerato, visionario, forse con accenni presi dal passato (non mi riferisco ai Cugini di Campagna piuttosto a The Rocky Horror Picture Show ) da cosa nascono queste loro scelte?

“Da una grande attenzione per il mondo che li circonda, dalla passione per la moda, dall’essere cresciuti con dei modelli musicali in casa molto forti, penso a David Bowie e ai Led Zeppelin su tutti, ma a tanti altri artisti che i loro genitori evidentemente gli hanno fatto sentire fin da piccoli”.

L'hanno chiamata per il suo libro?

“Ancora no, ma non dispero”.

Maneskin Italian Rock 2.0

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