Meno male che c'è «Artissima» in una Torino di nuovo grigia

Luca Beatrice

È partita «Artissima», la fiera d'arte più contemporanea d'Italia, che fino a domenica proporrà a Torino, nel consueto spazio dell'Oval, il meglio di quelle gallerie che fanno tendenza e dettano il gusto, più straniere che italiane.

Un evento che da anni si trascina dietro tutta la città, e in effetti basta scorrere il calendario di mostre, eventi, party, serate per averne di che riempire l'agenda. Le fiere alternative sono diventate addirittura quattro: «Paratissima», che mescola professionisti e dilettanti, a Torino Esposizioni; «Flashback», una specie di piccola Maastricht, al Palaolimpico; «The Others» che ha cambiato sede e si è trasferita in un ex ospedale; e l'ultima arrivata «Next», dedicata agli spazi di ricerca indipendente.

E poi le mostre: Josh Kline e Harun Farocki alla Sandretto, Wael Shawky, star dell'arte egiziana, alla Merz e al Castello di Rivoli, Grazia Toderi e lo scrittore Orhan Pamuk a Palazzo Madama. Imperdibile l'installazione Flying Home di Thomas Bayrle nel lato arrivi dell'aeroporto di Caselle. Domani notte gallerie e musei saranno aperti fino a tardi, accompagnati dalla colonna sonora di Club To Club, uno dei migliori festival europei di musica elettronica.

Tutta questa vivacità, pubblica e privata, appare in netta contraddizione con gli incerti scenari per la cultura nel 2017 sotto la Mole. Ridimensionato il Salone del libro, persa la mostra di Manet che andrà a Milano, annullato il Festival Jazz, la nuova giunta comunale pentastellata, pur non avendo ancora espresso una propria strategia alternativa, ammesso che l'abbia, sta annullando diversi appuntamenti calendarizzati dalle precedenti amministrazioni di sinistra e di centro destra, riducendone altri e continuando a recitare a pappagallo lo slogan «spazio alle periferie», dove peraltro la cultura interessa a pochi o a nessuno. In questo mix tra mancanza di idee e vetero populismo si salverà certo Biennale Democrazia, poiché il presidente Gustavo Zagrebelsky si è schierato sul fronte del «no» al referendum insieme al sindaco Chiara Appendino. Tutto ciò che non odora di epurazione vivrà giorni molto incerti, persino la stessa «Artissima», il cui direttore uscente, Sarah Cosulich, ha però ottime probabilità di essere riconfermata alla guida della fiera per un altro mandato.

Taglia di qua e taglia di là, Torino, riconvertita a città della cultura dopo le Olimpiadi,

rischia di tornare al suo tradizionale grigiore, a tempi in cui non si trovava un ristorante aperto dopo le 22 neanche con il lumicino. Per il momento non drammatizziamo e godiamoci la festa, nella speranza non sia l'ultima.

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