nostro inviato a Sanremo
Uno dice dell'altro: «È un combattente». L'altro risponde: «È un guerriero». Ermal Meta e Fabrizio Moro sono nei camerini di Domenica In e hanno appena cantato Non mi avete fatto niente mentre il pubblico applaudiva non solo la loro canzone ma anche la loro avventura. Hanno vinto il Festival di Sanremo conquistando anche un altro primato: sono i primi numeri uno che hanno avuto paura di prendere il cartellino rosso. Ora dicono: «Mai avuto paura di essere eliminati». Però un po' di tremarella è impossibile che non l'abbiano provata.
Al Festival è successo di tutto: l'ombra del plagio, le accuse qualunquiste sui social, il rischio di giocarsi la faccia. Poi tutto come prima: il brano rientrava nei termini di un regolamento forse impreciso ma comunque in vigore. E via con la gara, di nuovo. «L'accusa di plagio era priva di fondamento ma è servita a tanti per fare polemica. Una sensazione orrenda che ci ha tenuto in imbarazzo. Ma mai abbiamo dubitato di noi e della nostra onestà». E questo è stato l'inizio di un romanzo, di un feuilletton che è non soltanto festivaliero ma proprio tipicamente italiano. Il predestinato che finisce all'inferno ma poi risorge. L'eroe che affronta la macchia ma ne esce senza paura. «E tra di noi non abbiamo mai litigato, non sapremmo dire che cosa accadrebbe se ci scontrassimo perché finora non è mai accaduto». Insieme hanno presentato un brano che rievoca i brividi e il dolore del terrorismo, le rambla e Londra ferita, la «guerra inutile» che non ci ha cambiato. Le ferite sanguinano ancora. Ma i nostri costumi sono sempre quelli, e i valori pure.
Fabrizio Moro ha già vinto tra i Giovani qui a Sanremo con un brano che è tra i più intensi della nostra canzone d'autore, Pensa. Invece Ermal Meta l'anno scorso è arrivato terzo dopo aver partecipato tra i Giovani ed essersi costruito mattone dopo mattone una bella carriera, prima con la band La fame di Camilla e poi da solista e da autore per tanti pesi massimi del pop. Lui è l'emblema dell'immigrato partito dall'Albania e ora perfettamente italiano nel senso dei valori e della voglia di integrarsi e condividere. L'altro, Fabrizio Mobrici, classe 1975, romano dello stesso quartiere di Ultimo, il vincitore dei giovani. Prima di diventare uno dei più promettenti in circolazione ha fatto pure il facchino alla stazione Termini, quasi a dimostrare che, se ci credi, qualsiasi fatica non ti fa perdere di vista l'obiettivo. Ce l'ha fatta: «Ma quanta fatica per arrivarci, quante rinunce e quanta concentrazione».
Ora entrambi sono in una situazione forse unica nella storia del pop recente: due artisti solisti che hanno pubblicato due album e fanno due tour distinti, ma hanno vinto il Festival con un brano comune. E adesso il loro percorso prosegue su strade parallele, con attività promozionali separate e soltanto qualche occasione di incontro. Forse qualche firma copie in giro per l'Italia. E poi, senza dubbio, le ospitate reciproche. Ermal aspetta Moro il 28 aprile al Forum di Assago per un concerto che attraverserà anche i brani del disco uscito l'altro giorno, Non abbiamo armi. E poi lo andrà a trovare all'Olimpico il 16 giugno per uno dei concerti a questo punto più importanti della prossima estate: due vincitori del Festival che si ritrovano in uno degli stadi più importanti d'Italia. Potrebbe essere l'inizio di un'altra fase. «Quando ci siamo incontrati a settembre e ci è venuta l'idea di questa canzone, abbiamo anche pensato a scrivere altri brani insieme tanto era l'entusiasmo e la voglia di confrontarci. Ma eravamo troppo stanchi e troppo concentrati su altri progetti. Però non si sa, è probabile che la nostra amicizia e la sintonia delle nostre idee si allarghino poi su nuove canzoni». Insomma, potrebbero registrare nuovi brani insieme e diventare una delle più anomale coppie del pop italiano a pubblicare un disco a doppia firma.
Intanto c'è Eurovision Song Contest, quello che una volta si chiamava
Eurofestival e che oggi garantisce una vetrina quasi planetaria: «E noi porteremo a Lisbona il nostro brano tale e quale, senza alcuna variazione» dicono in coro mentre corrono via inseguiti da un successo che sembra un romanzo.
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