Non sono tempi facili, questi, per le donne. E non perché la loro sicurezza è in pericolo a causa degli stupri o a causa del divario salariale. Non a causa di quei (troppi) datori di lavoro che non le assumono perché possono procreare. No. Non sono tempi facili perché corrono il rischio di essere chiamate "fidanzata di...". Ebbene sì, e di queste povere donne che vengono identificate perché compagne di vita di un uomo più famoso si è fatta portavoce Giorgia Soleri. "Chi?", direte voi.
Non potendo dirvi che si tratta della fidanzata di Damiano dei Maneskin, il quale dovrebbe iniziare una battaglia affinché venga reso noto anche il suo cognome, vi diciamo che lei è la Signorina nessuno. È offensivo? In realtà è il titolo del suo libro appena uscito e quindi lei, probabilmente, preferisce così. O, forse, lei avrebbe preferito essere presentata come la "nuova Alda Merini"? Sì, lei stessa ha dichiarato che qualcuno l'avrebbe definita così qualche anno fa dopo aver letto le sue poesie.
A parte le (facili) battute su quello che è stato il caso della settimana, una riflessione su questo femminismo a buon mercato è doverosa. Giorgia Soleri, quella che per parlare di vulvodinia alla Camera si è fatta accompagnare proprio dal suo fidanzato famoso perché, forse, senza di lui il suo intervento non avrebbe avuto la stessa eco mediatica, si è risentita perché in un sottopancia su Rai 1 non è stata indicata con il suo nome e cognome ma come, appunto, "fidanzata di". E con giusta causa da parte degli autori.
Il pubblico generalista della televisione del pomeriggio del primo canale pubblico, infatti, non sa chi sia quella ragazza che in tv va a parlare dei suoi problemi fisici. Per quanto ne sa la maggior parte di loro, lei potrebbe benissimo essere la vicina di casa della conduttrice. Però conosce i Maneskin. E allora, come fare per non vedere la curva degli ascolti calare impietosamente, superata anche dalle telepromozioni delle reti regionali? Semplice, si spiega al pubblico chi è quella deliziosa e giovane donna, utilizzando ciò che di più famoso le può essere associato. In questo caso, i Maneskin.
E se questo per signora Soleri rappresenta un'onta, continui a fare le interviste per i podcast online, o per gli eventi e i siti di nicchia, quelli dedicati al pubblico che al suo volto abbina un nome. Un pubblico che, ovviamente, è ben più esiguo rispetto a quello Rai. Resti nel suo spazio social, dove i seguaci hanno il merito di innalzare i loro beniamini a semi-dei su questo pianeta, finendo per far credere al personaggio di essere una sorta di intoccabile.
Impari ad accontentarsi di quel pubblico, Giorgia Soleri, perché la presunzione che tutti sappiano il suo nome è nemica della popolarità su larga scala. Che scomodare gender gap, maschilismo e patriarcato, come è stato fatto dai suoi seguaci, fomentati dalla sua filippica, appare oltremodo stucchevole nello specifico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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