“Non mi uccidere”, l'horror romantico per teenager parla italiano

Piacerà ai fan orfani di “Twilight” il secondo lungometraggio firmato da Andrea De Sica: una storia d’amore immortale che si tinge di terrore e diventa metafora del passaggio all’età adulta

“Non mi uccidere”, l'horror romantico per teenager parla italiano

Non mi uccidere, il nuovo film di Andrea De Sica dopo l’esordio con “I figli della notte” (2016), è liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Chiara Palazzolo e vede protagonisti Alice Pagani e Rocco Fasano.

Disponibile a pagamento sulle principali piattaforme, il lungometraggio è una sorta di teen drama in salsa horror che racconta di amore e morte con colori e atmosfere che sembrano uscite da “Dellamorte, Dellamore”, non a caso tra gli sceneggiatori figura lo stesso Gianni Romoli che co-firmò il cult imparentato col fumetto Dylan Dog. Qui il racconto è vissuto non con gli occhi diel custode di un cimitero o di un indagatore dell’incubo, bensì da chi il brutto sogno lo incarna, ovvero una ragazza che si ritrova nella condizione di non morta. Il suo nome è Mirta (Alice Pagani) ed è deceduta assieme all'innamorato, il tossico conclamato Robin (Rocco Fasano), proprio durante la prima esperienza di lei con la droga. Non che i due prima conducessero una vita al di sopra di ogni pericolo, anzi, visto che li conosciamo, nell’incipit, durante una corsa in auto con guidatore ad occhi chiusi. Dopo il funerale Mirta si risveglia, esce dal loculo al cimitero e inizia a peregrinare nel bosco, vestita di bianco, sola e confusa, ma soprattutto braccata da sinistri individui. Presto scoprirà di essere divenuta una creatura della notte che ha bisogno di nutrirsi di sangue per non imputridire. In attesa di ricongiungersi con il suo lui, convinta di ritrovarlo in nome del loro giuramento d'amore eterno, Mirta prende le misure della sua nuova condizione (anche in vista di futuri sequel).

De Sica è bravo nel declinare il disagio giovanile in un contesto che, in tutto e per tutto, aderisce agli stilemi del cinema horror. In più, aggiunge quella nota di romanticismo che fece la fortuna di “Twilight” (2008), rimarcando, non a caso e il più possibile, la somiglianza tra Rocco Fasano e Robert Pattinson.

La protagonista di "Non mi uccidere", una novella zombie spaesata e incredula, grazie all’incontro con una figura femminile adulta che ha già passato le stesse sue esperienze, si affranca ad un certo punto da tutto quel che l’aveva caratterizzata in vita, vale a dire da debolezza e ingenuità. Assimilata la propria indole di creatura vampiresca, Mirta non solo diventa a poco a poco autosufficiente, arrivando perfino a cibarsi di un “lupo cattivo” incontrato in discoteca, ma anche in grado di rielaborare con lucidità la natura del sentimento vissuto con Robin. Attraverso diversi flashback si rivede timida ragazza di provincia alle prese con il colpo di fulmine per il bello e dannato della compagnia, ripercorre col ricordo la scoperta del sesso e capisce, più avanti, di aver condiviso qualcosa di fatale e oscuro che non può chiamarsi amore e da cui è bene emanciparsi.

Anche se non svetta per originalità e si perde nella seconda parte in un duello tra Sopramorti e Benandanti, “Non mi uccidere” funziona per il pubblico di teenager cui è destinato.

La cura riposta nella colonna sonora coinvolge laddove non riesce a farlo la caratterizzazione bidimensionale dei personaggi, ma è soprattutto la metafora sul passaggio all’età adulta a farsi apprezzare, al netto della deriva nello scontro (oramai oggigiorno irrinunciabile) tra girl power e maschio prevaricatore.

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