Alla vigilia delle elezioni per il nuovo sindaco di Gotham entra in scena l'Enigmista, un killer misterioso che ha deciso di fare «pulizia» dell'abuso di potere e della corruzione. Così, uno dopo l'altro, vengono catturati e muoiono personaggi dei piani alti, ogni volta lanciando la sfida a Batman. Degli indizi criptici lo spingeranno Bruce Wayne ad indagare, con l'aiuto del tenente Gordon, nei bassifondi, dove incontrerà Selina Kyle che altri non è che Catwoman. Sulla sua strada, l'enigmatico Pinguino, il criminale Carmine Falcone e, soprattutto, il killer che sembra inarrestabile. Dimentichiamoci il fantasy. Questo The Batman è un poliziesco investigativo puro, un thriller alla Seven che, per atmosfere, toni e, quasi, odore di muffa, lo ricorda fin troppo. E' un noir che più cupo non si può, che si è grattato via i rimasugli di Nolan verso strade, se vogliamo, più coraggiose. Qui, ad esempio, la Batmobile è quasi non pervenuta; qui, Catwoman va in giro con una sorta di strano copricapo che se indossasse una mascherina Ffp2 avrebbe il volto decisamente più coperto. Insomma, Matt Reeves ha deciso una strada che, probabilmente, farà storcere la bocca a più di un fan. Quello che ci consegna Matt Reeves è un Batman tormentato, agli inizi della carriera, con i turbamenti di un giovane che fa fatica ad accettare le avversità della vita. Un eroe che non si sente tale, che non ha ancora trovato il suo centro di gravità permanente, incapace di elaborare il lutto per la morte dei suoi genitori. Un concentrato incompiuto di rabbia che è lontano dalla maturazione del Batman più conosciuto. Con il risultato che il film di Reeves è semplicemente meraviglioso, al quale si possono perdonare quei 20 minuti di troppo che, soprattutto nella parte centrale, appesantiscono l'opera. Complimenti a Robert Pattinson che esce a testa più che alta nel confronto con il personaggio dei fumetti a cui, in assoluto, sono state dedicate più serie tv e pellicole.
Ben attorniato da mestieranti del calibro Colin Farrell, John Turturro, Paul Dano, Andy Serkis, Jeffrey Wright. Se proprio vogliamo puntare il dito contro qualcosa, è sulla scelta di Zoë Kravitz, una Catwoman con poco spessore e presenza scenica. Si può fare grande cinema d'autore anche per un fumetto.
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