Ma doveva finire proprio così? La scena è da fine di un'epoca. Phil Collins seduto su di una seggiola sul palco della O2 Arena di Londra sabato sera ha annunciato che «questo è stato l'ultimo concerto dei Genesis». Lungo applauso prima della battuta di rito: «Ora dovrò trovarmi un vero lavoro». Risate amare. Finisce così la storia di uno dei gruppi rock più seguiti e influenti di sempre, testimonial del progressive quando il progressive era una fucina di idee e poi lucido amministratore di una credibilità musicale conquistata a suon di grandi dischi e grandi concerti (anche quando, come nella loro prima tournèe in Italia nel 1972, i Genesis vendevano così poco da ritrovarsi a sostituire il Mago Zurlì ad Adria). Per carità, non è certo un annuncio a bruciapelo. Da molto tempo Phil Collins (71 anni a gennaio) attraversa guai fisici, puntualmente comunicati con meticolosi resoconti durante le interviste: non riesce più a suonare la batteria e gli è difficile pure camminare. Ma ne attraversa anche altri, di guai, per fortuna meno fisici ma ugualmente dolorosi e forse più umilianti, visto che il suo ultimo matrimonio si è inabissato con le parole della ex moglie Orianna Bates che lo ha accusato di non lavarsi, di bere e di essere impotente. Per farla breve, l'ultimo giro di concerti dei Genesis più che un tour è stato un calvario per questo artista che, con Paul McCartney e Michael Jackson, è l'unico ad aver venduto oltre 100 milioni di album in tutto il mondo sia come solista che come membro di una band. Una storia esaltante che ha costruito dal 1970 con musicisti fenomenali come Peter Gabriel, Tony Banks e Mike Rutherford e che, da solo, ha illuminato di pop con brani best seller come Another day in Paradise o In the air tonight. Tutto bene, tranne il finale.
Incassi a parte, che senso ha chiudere una carriera così gloriosa con un annuncio così notarile, così poco progressive? Nell'epoca dell'immagine a tutti costi, bella e rifatta anche a costo di sembrare ridicoli, Phil Collins è andato in controtendenza. Pure troppo. Anche il grande rock, in fondo, ha il proprio galateo da rispettare.
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