Un posto a teatro

Il suono, l'acustica o «il sonico», come lo chiama il regista Romeo Castellucci, è forza irriducibile che preme dall'interno della mise-en-scène da Shakespeare di Giulio Cesare. Pezzi staccati, che la Socìetas Raffaello Sanzio ri-produce e manda in scena al Mittelfest di Cividale del Friuli (inaugurato ieri, chiuderà il 21 luglio). Fra le tante performance per dramma, musica (imperdibili anche i Berliner Ensemble ne Il tamburo di latta e il concerto-show sul Macbeth del violoncellista Michele Marco Rossi) e danza proposte (programma: mittelfest.org), scegliamo questa per due motivi. Innanzitutto un ritorno di quanto si è già visto, dal 1997 a oggi, di uno «studio» per frammenti che - così variato nel tempo e in luoghi diversi del mondo (indimenticabili le date alla Triennale di Milano nel 2016) - ci ha senza dubbio guadagnato. Poi la durata, 50 minuti, tipici per Castellucci e premianti per lo spettatore: consente di godersi senza un attimo di noia un passaggio di testimone a tre. Il personaggio di «...vskij» terrore e delizia dei teatranti, ovvero Konstantin Stanislavskij, di cui una microcamera inserita nel naso rivela, ingigantita in uno schermo, le attivazioni dell'epiglottide. Il vecchio Giulio Cesare in tunica rossa sangue cui spetta un accecante monologo muto.

Infine Marco Antonio, privo di laringe, che assurge a pura vibrazione: l'orazione funebre è un disturbante compromesso tra morte e potere. Le ferite della voce si fanno ferite della retorica: si resta spiazzati, straniati, avvinti.

GIULIO CESARE. PEZZI STACCATI Cividale del Friuli, Chiesa Santa Maria dei Battuti. Stasera e domani.

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