Sei ragazze senza freni alle prese con le regole fra "sorelle" e reality

Torna "Ti spedisco in convento": le giovani, fra 18 e 23 anni, "redente" dalle suore di Trani

Sei ragazze sballate che pensano solo a like, followers, feste, bere, postare immagini sexy, senza scuola e senza lavoro, costrette a vivere un mese in un convento. E a sottostare alle rigide regole - disciplina, sveglia all'alba, preghiere, impegni di aiuto ai bisognosi, anziani e bambini - delle suore. Addirittura momenti di vita di clausura. A prima vista, sembra Il Collegio in versione religiosa, ennesima riproposizione di un docu-reality. Invece, Ti spedisco in convento ha una marcia in più, fa sorridere ma anche riflettere, sorprende per il rapporto umano che si instaura tra le sorelle e le giovani. E si pone un obiettivo importante: redimere le ragazzacce, nel senso di far loro vedere che un'altra strada è possibile. Prodotto da Fremantle per Discovery, andrà in onda su Real Time da domenica. Arrivato alla seconda edizione (la prima è stata nominata tra i migliori programmi agli International Awards), stavolta il compito di portare sulla retta via le sei giovani è stato affidato alle suore della Congregazione delle Figlie del Divino Zelo del convento Santa Maria di Trani. «Noi non siamo abituate alle telecamere - racconta Suor Carolina, consigliere della Congregazione - ma quando ci è stato chiesto di partecipare al programma non ce la siamo sentite di dire no. Perché il nostro impegno è proprio quello di accogliere i ragazzi in difficoltà ed aiutarli ad orientarsi. E sappiamo che, grazie alla televisione, possiamo avvicinare un grande numero di giovani e fargli capire che hanno grandi potenzialità, che se sbagliano possono ricominciare». C'è già chi ha parlato di uso strumentale della televisione. «Il Papa ci insegna che bisogna aprirsi al mondo, che le persone consacrate non si devono chiudere dietro i muri. Spero che questa trasmissione possa arrivare al cuore dei giovani e delle loro famiglie e anche a quello dei religiosi che non si dovrebbero tirare indietro».

Le sei ragazze protagoniste hanno tra i 18 e i 23 anni: Chiara vive solo di eccessi, spende tutti soldi in feste, alcol e vestiti; Nina è solitaria, diffidente, non vive, ma sopravvive; le gemelle Ginevra e Beatrice non fanno nulla dal lunedì al venerdì in attesa di sballarsi tutto il weekend; Ana Maria è scappata di casa e ha lasciato la scuola e Nanda pensa solo ai suoi followers. Convinte con un inganno ad entrare in convento (pensano di partecipare a un reality più vicino al loro stile di vita), oltre a suor Carlina si trovano a fare i conti con la madre superiore Suor Patrizia, e poi le sorelle Laxmi, Julinda, Agnes, Mara Lucia ed Ester più due novizie. Un incontro/scontro: parolacce che volano, notti insonni a bere, pianti, insofferenza. Ma, pur severe nel far rispettare le regole, il primo intento delle maestre di vita è cercare il dialogo. «All'inizio è stato difficile, non ascoltavano, poi ho fatto due passi indietro - racconta ancora Suor Carolina, che ha una lunga esperienza con i giovani -. Per fare breccia nei ragazzi si deve accettarli senza giudicare, amarli per come sono, scoprirne la parte buona e farla emergere. Far risaltare la bellezza che hanno dentro, il seme che può dare loro un futuro». Difficile nel bombardamento social a cui vengono sottoposti. «Anche quelli di oggi sono pieni di vita e di sogni. Però spesso non hanno punti di riferimento, non hanno famiglie su cui contare e si perdono». Ma un mese di convento basta per ritrovare la via? «Basta per far loro capire che hanno delle potenzialità. Alcune di loro, per esempio, hanno ripreso a studiare».

La presenza delle telecamere non rischia di falsare l'esperimento? «All'inizio ero perplessa e titubante, poi mi sono completamente dimenticata che c'erano, ballavo, gridavo, cantavo e osservavo gli occhi delle ragazze, non quelle delle telecamere».

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